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"Ephemeral Brand": considerazioni su tela di Massimo Stenta sulla funzione dei social

  • RizzutoGallery - Palermo
  • Dal 20 gennaio al 10 marzo 2018 (evento concluso)
  • Visitabile dal martedì al sabato, dalle 16.00 alle 20.00
  • Gratuito
  • Per maggiori informazioni telefonare al numero 091.7795443
Balarm
La redazione
Per Massimo Stenta la questione della pittura si colloca su un piano fisico, fatto di passaggi osmotici fra la tela e la materia. L’intenzione è quella di studiare diversi metodi per applicare il colore a vari tessuti, cercando di assecondare le proprietà del supporto utilizzato.

Stenta dipinge su cotone sottile, su poliestere e sulla superficie spugnosa degli asciugamani. In certi casi il reticolo della fibra sintetica, appena trasparente, lascia filtrare le frequenze luminose che rendono visibile una texture simile a quella dei pixel di uno schermo. In altri la materia si fa più presente e plastica, mostrando delle pieghe, delle grinze simili a graffi o cicatrici.

Tele libere appese a parete con grandi chiodi lucidi e piccoli asciugamani dalle forme goffe sono accostati in modo da generare una tensione corporea. Questi tessuti modulano il colore lasciandolo vibrare e sfruttando la seduzione dolce della precarietà.

Per questa sua prima personale alla RizzutoGallery, Massimo Stenta presenta alcuni lavori di recente produzione che vogliono essere una riflessione sulla fruizione dell’arte oggi, e su come essa avvenga per la maggior parte su internet con la condivisione virtuale di immagini tramite i social media. Queste modalità virtuali hanno sicuramente cambiato alcuni comportamenti del pubblico e hanno assunto una funzione importantissima nella fruizione, ma anche nella produzione delle opere d’arte.

Alcune delle opere in mostra sono tele di poliestere dipinte ad acrilico su cui Stenta ha stampato il nome e il design di alcune diffuse riviste d’arte. L’artista è interessato a come una scritta o un logo impresso su una superficie pittorica possa cambiare completamente la lettura del dipinto, rendendolo simile ad un poster pubblicitario. Da qui appunto il titolo della mostra ‘Ephemeral Brand’.

Il progetto non vuole essere una critica al ruolo che queste istituzioni hanno nel settore dell’arte contemporanea, quanto piuttosto una considerazione sulla funzione che i profili social svolgono: quella di canale pubblicitario il cui logo funziona come sigillo di qualità dell’arte esibita. 
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