"Elettra o la caduta della maschera": una riscrittura teatrale del mito degli Atridi
La povertà e l’umiliazione di questi esseri provenienti da una eco lontanissima sono gli stessi sentimenti di quei tragici anni di guerra, nel mondo, sentimenti che inaspriscono l’odio, quindi la vendetta.
I temi dell’Elettra di Sofocle ed Euripide, così come quelli delle Coefore di Eschilo, condividono essenzialmente un tratto comune: il trionfo della Giustizia per mano dei figli vendicatori.
Secondo la visione oggettiva e al tempo stesso illuminante dell’autrice, "Elettra o la caduta delle maschere" rappresenta un groviglio inestricabile tra Elettra, Pilade ed Oreste, che, al contempo, si contrappone a quello formato da Clitennestra ed Egisto.
In questa storia, nessuno invocherà la Giustizia, né la Verità. L’evento stesso, denaturato della sua epicità, rende i personaggi scarnificati, ridotti all’osso, privi di pretesti eroici o mitici che li hanno resi thopoi: i volti dei protagonisti di questa Elettra hanno, infine, divorato le maschere che li hanno tenuti nascosti per migliaia di anni.
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