"In bocca un fiore": lo spettacolo tratto da Pirandello apre la rassegna teatrale
Va in scena, domenica 1 ottobre alle 18.30, presso l'Officina Teatrale Zeta, "In bocca un fiore", lo spettacolo che apre la rassegna teatrale "Nella poesia l'oro" del Teatro Zeta, con la direzione artistica di Piero Macaluso.
La messinscena è un atto unico per due attori tratto da "L'uomo dal fiore in bocca" di Luigi Pirandello. «Sarà un misero Caffè notturno con tavolini e seggiole sul marciapiede», recita la didascalia che Pirandello inserisce all'inizio del suo atto unico.
L'uomo dal fiore è un personaggio malato, non un uomo che ha ricevuto una sentenza di morte dalla scadenza imprecisata, ma un uomo che deve portare addosso la propria condanna giorno dopo giorno, sentirne il peso, come un bagaglio indesiderato sul quale è scritto il suo nome.
L'uomo dal fiore si è spinto oltre, lui la Morte l'ha sposata, ne ha fatto una compagna di vita che lo segue come una di quelle «cagne sperdute, ostinate, che più lei le prende a calci, e più le si attaccano alle calcagna».
La Morte è un boia burlone che non mira alla testa, perché una fine veloce sarebbe troppo semplice, è un “pacifico” compagno di viaggio, specchio della solitudine di ogni uomo dal fiore in bocca.
La messinscena è un atto unico per due attori tratto da "L'uomo dal fiore in bocca" di Luigi Pirandello. «Sarà un misero Caffè notturno con tavolini e seggiole sul marciapiede», recita la didascalia che Pirandello inserisce all'inizio del suo atto unico.
L'uomo dal fiore è un personaggio malato, non un uomo che ha ricevuto una sentenza di morte dalla scadenza imprecisata, ma un uomo che deve portare addosso la propria condanna giorno dopo giorno, sentirne il peso, come un bagaglio indesiderato sul quale è scritto il suo nome.
L'uomo dal fiore si è spinto oltre, lui la Morte l'ha sposata, ne ha fatto una compagna di vita che lo segue come una di quelle «cagne sperdute, ostinate, che più lei le prende a calci, e più le si attaccano alle calcagna».
La Morte è un boia burlone che non mira alla testa, perché una fine veloce sarebbe troppo semplice, è un “pacifico” compagno di viaggio, specchio della solitudine di ogni uomo dal fiore in bocca.
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