"Un tram che si chiama Desiderio": in scena la paura del diverso, di se stessi, della società

"Un tram che si chiama Desiderio" è il dramma scritto dal drammaturgo statunitense Tennessee Williams che mercoledì 26 e giovedì 27 ottobre va in scena nella Sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo nell'ambito della rassegna "70/30 - Il teatro che verrà".
Tradotto da Gerardo Guerrieri, lo spettacolo nasce con la regia di Dalila Reas, Davide Casarin, Viola Lucio, Giacomo Vigentini, attori in scena con la compagnia Fogli Bianchi di Milano.
"Un tram che si chiama Desiderio" è una storia cruda, violenta, spietata, una storia che parla della paura del diverso e soprattutto di se stessi, dello schiacciamento e annullamento dell’individuo da parte di una società che non lo comprende e non lo vuole comprendere, non lo accetta e lo respinge.
Un classico della moderna letteratura drammatica rivisitato da un gruppo di ragazzi appena diplomati all’Accademia Paolo Grassi di Milano, un accurato lavoro sulla recitazione, per portare alla luce i conflitti insiti nel testo.
Elementi come l’acqua, la scenografia claustrofobica e i tamburi che suonano nei cambi scena, servono esclusivamente a sottolineare e rendere forti le linee di tensione di cui il testo è composto. Una regia semplice ed efficace, per uno spettacolo giovane e per tutti, dove la tensione cresce fino all’ultima toccante scena.
Tradotto da Gerardo Guerrieri, lo spettacolo nasce con la regia di Dalila Reas, Davide Casarin, Viola Lucio, Giacomo Vigentini, attori in scena con la compagnia Fogli Bianchi di Milano.
"Un tram che si chiama Desiderio" è una storia cruda, violenta, spietata, una storia che parla della paura del diverso e soprattutto di se stessi, dello schiacciamento e annullamento dell’individuo da parte di una società che non lo comprende e non lo vuole comprendere, non lo accetta e lo respinge.
Un classico della moderna letteratura drammatica rivisitato da un gruppo di ragazzi appena diplomati all’Accademia Paolo Grassi di Milano, un accurato lavoro sulla recitazione, per portare alla luce i conflitti insiti nel testo.
Elementi come l’acqua, la scenografia claustrofobica e i tamburi che suonano nei cambi scena, servono esclusivamente a sottolineare e rendere forti le linee di tensione di cui il testo è composto. Una regia semplice ed efficace, per uno spettacolo giovane e per tutti, dove la tensione cresce fino all’ultima toccante scena.
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