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Chi ha paura dell'Ucciardone? La fortezza borbonica è un monumento da scoprire

A Palermo viene chiamato anche "Grand hotel Ucciardone" perché i boss erano detenuti qui: ma il cupo carcere ha una storia antica e per la prima volta apre le porte

Balarm
La redazione
  • 1 ottobre 2018

Il carcere dell'Ucciardone

Gli immensi magazzini con i segreti più oscuri della storia del crimine di Palermo, le mura borboniche e l'atmosfera cupa che un carcere storico come questo sa evocare: l’Ucciardone di Palermo ha un nome e una storia famosa nel mondo.

La storia della città passa infatti anche tra queste mura: fortezza borbonica edificata su un un terreno di cardi spinosi

E il nome pare venga proprio da qui: dal siciliano "u ciarduni" (il cardone), a sua volta dal francese chardon, che vuol dire cardo.

La direttrice Rita Barbera spiega che da diversi anni non si faceva ordine nei magazzini e anche come è così che sono venute fuori diverse cose che stanno ncora finendo di sistemare, dalle vecchie uniformi delle guardie a libri antichi e raccolte di leggi.

Palermo lo conosce anche come "Grand hotel Ucciardone" perché qui erano reclusi i grandi boss della mafia che potevano permettersi di brindare e imbandire banchetti a base di aragoste e di celebrare matrimoni nella cappella del penitenziario (è stato Buscetta, in tenuta elegante per le nozze della figlia).
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Durante il Festival saranno esposte le divise anni Cinquanta del personale e ci sarà un racconto itinerante all’esterno delle sezioni con la compagnia di teatro di Lollo Franco in veste di cantastorie.

Saranno narrati alcuni episodi celebri, tra leggenda e realtà del carcere come l’omicidio di Gaspare Pisciotta, avvelenato da un caffè, o l’esecuzione di Vincenzo Puccio, killer del capitano Emanuele Basile, fino alla messa celebrata dal cardinale Pappalardo e andata deserta per protesta dei detenuti.

Il monumento oltre la storia: l'Ucciardone è un carcere risalente all'epoca borbonica e la struttura, di tipo panottico, è del 1834.

Si trova nel centro di Palermo, fuori le mura del centro storico, ed è composto (si vede dall'alto) da otto bracci e suddiviso in nove sezioni.

Oltre la biblioteca e il campetto è presente un'area verde con un'area attrezzata come parco giochi. È stato progettato all'inizio del XIX secolo dall'architetto Nicolò Puglia e riformato, come oggi si vede, dall'architetto palermitano Emmanuele Palazzotto (Palermo 1798 - 1872).

Nel 1842, con il trasferimento dei detenuti dallo storico carcere della Vicaria (Palazzo delle Reali Finanze in piazza Marina, dello stesso architetto Palazzotto) iniziò la sua attività.

L'8 gennaio 2018 il carcere è stato intitolato al maresciallo degli agenti di custodia Calogero Di Bona, ucciso dalla mafia nell'agosto 1979.

Oggi all’Ucciardone sono attive politche di rinascita per i detenuti: è stato avviato un pastificio, curato dall’imprenditore Giglio, che consente di fare la pasta con grano antico e a breve nascerà una sartoria curata da maestri e artigiani.

Tra i vari progetti i detenuti hanno anche imparato a recuperare e decorare con lo stile dei carretti siciliani degli sgabelli che ora arredano le loro celle con alcuni esemplari donati al Papa e monsignor Lorefice.

Inoltre si fa giardinaggio nell’orto e teatro e, a breve la direnzione pensa di aprire al pubblico la vendita dei prodotti coltivati per incrementare le attività dei laboratori.
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