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Ci lascia Aurelio Pes, l'ultimo intellettuale veramente libero che disprezzava ignavi e arroganti

Scompare un gigante, un pezzo di Sicilia e di orgoglio d'esser siciliani dallo sguardo pulito e fiero, carismatico maestro di generazioni di artisti e studiosi

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 9 dicembre 2020

Ritratto di Aurelio Pes (particolare di un disegno dell'artista Pupi Fuschi)

Cosa non ha fatto per la cultura siciliana Aurelio Pes? Critico d'arte curioso e attento, studioso scrupoloso e indipendente da alcun condizionamento, attento conoscitore della condizione umana, colto oltre ogni misura, disponibile e generoso, umanista nel senso letterale della parola, con Aurelio, maestro, amico, cultore della bellezza e della sua necessaria diffusione trasversale per tutti, scompare uno degli ultimi intellettuali veramente liberi che questa città abbandonata e deturpata abbia avuto il privilegio di osservare nel suo continuo e instancabile operare per creare e supportare brani di civiltà umanistica interamente votata a costruire e tutelare bellezza.

Scompare un pezzo di Sicilia e di orgoglio d'esser siciliani dallo sguardo pulito e fiero, scompare una visione poetica di superare i problemi di una terra che condanna chi produce e fa senza appartenere a cerchie e cerchietti, scompare e non è un dettaglio irrilevante, un modo critico e contagioso di guardare e riconoscere la bellezza persino dove è difficile trovarla, giungendo a toccare quei luoghi dell'anima capaci di unire i percorsi individuali distinti e distanti.
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Carismatico maestro di generazioni di artisti e studiosi, raffinato studioso di poesia, letteratura, musica, arte, storia, Aurelio, dotato di una generosità disarmante, era capace di tenere sale strapiene di pubblico appese alle sue parole, ai gesti teatrali espressivi di viso e mani, ai suoi concetti spiegati con una semplicità esaltante.

Che discutesse a trecentosessanta gradi di cultura da una redazione tv o alla radio, da una sala conferenze o da una piazza gremita pubblico occasionale, la sua voce in accordo col suo volto, caricava il pubblico della responsabilità di un ascolto attivo e presente sempre soddisfatto. Odiava gli ignavi e disprezzava gli arroganti, ogni radical chic che abbia provato a sminuire la temperie intellettiva delle sue argomentazioni costantemente suffragate da uno studio puntuale e infinito, ne è sempre uscito con una severissima bastonata.


Amava lo sport e le tavole imbandite piene di amici e familiari. Ha amato profondamente la sua famiglia, l'esser padre, il divenire nonno, ha amato Katia di un amore raro. Amava la Sicilia, amava Palermo e Isola delle Femmine, nulla era capace di scalfire quella fiducia innata nella profonda convinzione che quella bellezza creata dall'uomo trovi sempre la strada per divenire patrimonio corale quando supportata dal coraggio delle azioni di persone culturalmente capaci e preparate.
Aurelio credeva profondamente nel merito, nell'impegno e nello studio avanzato e perenne.

Sono molte di più le persone a cui il maestro abbia dato con generosità il proprio aiuto, che quelli a cui dovesse un grazie. Ma i maestri, quelli veri, danno pezzi di sé senza farlo nemmeno notare e molti sono gli artisti a cui Aurelio abbia aperto la strada, gli studiosi a cui abbia spalancato le braccia, le persone con cui abbia condiviso da conoscitore e divulgatore un sonetto di Shakespeare o un pensiero di Warburg.

Un gigante Aurelio, che in mezzo a nani, cani che pensano di parlare e saltimbanchi con la puzza sotto il naso, ha imperato negli ultimi trent'anni con garbo e gesti da galantuomo attraverso il naturale uso virtuoso della lingua italiana, tra le istituzioni culturali regionali e provinciali.

Sono tantissime le occasioni in cui fui testimone del suo agire magistrale e privo di ripensamenti, valga su tutte quella volta in cui nel ricordare la lezione del lascito culturale di Giovanni Falcone, tuonò in una sala strapiena di gente, contro la vigliaccheria di chi in vita lo aveva dileggiato osteggiandolo, per poi spacciarsi per amico, ben consapevole che tra le prime fila degli astanti ci fossero parenti e amici dei dileggiatori di Falcone. Non abbassò mai per un solo istante lo sguardo, la sua voce acuta e sprezzante è rimasta lì per giorni, sospesa in quell’aula, provocando quei malumori miserabili a cui Aurelio era solito risponde col suo sorriso beffardo e galante.

Oggi questa città è ancora drammaticamente più povera di ieri, il mondo della cultura che gli deve ancora “troppo” è profondamente scosso e in lutto e passerà molto tempo prima che qualcuno possa prendere il testimone lasciato in questa terra da Aurelio Pes, a cui bisognerà riferirsi, in luogo di ispirazione ai suoi principi, necessariamente ogni volta che si sarà chiamati a dare un contributo culturale importante.

La mia vicinanza e il cordoglio della redazione di Balarm va alla famiglia, a Katia, Marta, Yasmine e ai familiari più stretti.
Soltanto persone rare, sono capaci di incisioni importanti e perenni. Aurelio Pes è stato elegante maestro anche in questo.

I funerali saranno giovedì 10 dicembre (mattina), presso la Chiesa di San Michele a Palermo..
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