STORIE
Da Bagheria ad Assisi, 54 giorni (a piedi e zoccoli): il sogno realizzato di Nino e Gandalf
Ripercorriamo con Nino le tappe del viaggio, dai 45 ai 10 Km. Le ragioni che hanno spinto il ristoratore a intraprendere il cammino con il suo inseparabile destriero
Cinquantaquattro giorni, con tappe che oscillavano dai 45 ai 10 Km, un cammino con pause da 10 minuti, per un pugno di fieno al cavallo e per riprendere fiato.
L’Incontro in un pomeriggio piovoso a Bagheria, la prima domanda è se ha metabolizzato e compreso la sua avventura: «No, spesso riguardo le foto sul cellulare, mi rivedo stanco con capelli e barba lunga, controllo le date, mi sembra tutto irreale».
Il progetto nasce durante la pandemia, la sua attività si era fermata proprio nel momento più delicato, aveva acquistato le quote del locale con scadenze ravvicinate e onerose.
«Le difficoltà, avevano preso il soppravvento, mi sentivo soffocare, era come se tutti mi guardassero, aspettando una soluzione».
Da qui la scelta di uscire con il suo Amico Gigante, per passeggiate sempre più lunghe, «dovevo uscire da casa». Decide così di scalare l’Etna con carretto e cavallo, impresa tutt’altro che semplice, troverà neve e pioggia.
A settembre 2022 ecco tornare prepotente il desiderio di realizzare il pellegrinaggio: fa benedire il cavallo al Convento, attrezza il carretto con cappotta, carica il cibo per il cavallo, due valige, vettovaglie, cerata, e il 4 ottobre giorno di San Francesco, Nino e Gandalf iniziano il loro viaggio.
A "piedi e zoccoli”, l’uno accanto all’altro, attraversano prima la Sicilia: «Raramente sono salito sul carretto, l’ho fatto solo quando la cerata era completamente bagnata tanto da impedire i movimenti.
Tanti discorsi e ragionamenti scambiati con il destriero, «io ho parlato sempre con lui, e lui a suo modo mi ha sempre risposto».
Gandalf è arrivato a Nino con questo nome, «segno del destino, si chiama come il Mago e Guida del Signore degli anelli, sembra un essere mitologico, bellissimo, dal manto grigio disseminato da quelle che sembrano tante stelline, forte e cocciuto».
Seduti al bar, racconta «quanti ricordi, come la signora che in Sicilia ha voluto lasciarmi dei soldi per accendere un cero quando sarei arrivato, aveva il marito molto malato, non ho potuto dire di no, la vedo ancora in mezzo alla strada che mi saluta con la mano, mi si sono riempiti gli occhi di lacrime, ma cosa potevo fare io?
Mi sono sentito un collettore di speranze preghiere desideri, spesso affidati a fazzoletti, ceri, magliette, tutte da portare al Povero di Assisi».
«Tante difficoltà» a iniziare dal traghettamento del carretto e del cavallo, avvenuto con un camion, alla difficoltà di trovare riparo per la notte per se e Gandalf: «Ho avuto però tanto aiuto», in Calabria, a Bagnara, sotto un temporale inclemente e dopo aver attraversato un enorme dislivello, «con gli abiti che galleggiavano» ha trovato soccorso.
Tanto sostegno da maniscalchi, centri ippici e gente comune. Gli è capitato di dormire in un ristorante dopo la chiusura, un'altra volta gli è stata offerta una vecchia casa «non riuscivo a farmi capace che il cavallo avrebbe girato tra le stanze».
Difficoltà persino a reperire cibo per il cavallo «in un negozio di animali, c’era persino mangime per struzzi ma nulla per cavalli, in quel caso una signora mi ha dato dell’avena che aveva per le galline».
L’attraversamento dell’Irpinia, la parte più dura, sia per il territorio che per la minore disponibilità da parte delle persone. Non è facile camminare lungo le strade con un carretto guidato a piedi, è semplice imboccare con la macchina una galleria e uscirne dopo pochi minuti: «Per fare 3 Km in galleria ho messo 22 minuti, tutto era buio, con i fari delle macchine, i rumori amplificati, sono uscito bianco dalla paura e che puzzavo di carburante».
Ma per fortuna c’era con lui Gandalf. «Ad Avellino ho dovuto fare una deviazione per un’allerta meteo, mi sono trovato in uno svincolo autostradale, alla polizia arrivavano segnalazioni del tipo: c’è un cavallo in autostrada».
Un agente in quel caso gli disse: «Io la stimo sul piano personale ma a’ nascere dall’autostrada». Tra ripetuti controlli, ha attraversato Calabria, Campania, Lazio sino ad arrivare in Abruzzo. Qui ha sentito il freddo più intenso, «la mattina sembrava di camminare sulle patatine era tutto ghiaccio».
A Tagliacozzo si è trovato in mezzo ad una tempesta, in suo aiuto un uomo che sceso dalla macchina l’ha portato in un albergo e in tempo reale ha costruito con il muletto un rifugio al cavallo.
La mattina dopo gli ha lasciato una forma di formaggio e del denaro, inutilmente rifiutato: «Ne hai bisogno per questa impresa».
Gli chiedo cos’è per lui viaggiare: «la vita è un viaggio, è un peregrinare difficile, apprezzando quello che abbiamo, pretendiamo cose all’infinito, quando il nostro mondo è finito. Ogni giorno all’alba, con un’accetta immaginaria tagliavo quei lacci che mi dicevano di fermarmi, ogni giorno ho mollato gli ormeggi come Ulisse, un giorno sarebbe potuto diventare una settimana».
Chiedo se si sente appagato a 45 anni: «Non ancora, appena arrivato ad Assisi con i Frati e il Sindaco che mi attendevano, ho pensato a Gerusalemme, 4000 km da fare in un anno; lo so è difficile ci vogliono permessi, organizzazione, denaro, ma bisogna sognare».
La moglie seduta vicino scuote la testa, esclamando poi un deciso "No". Nino le sorride con amore. «Mai smettere di sognare Don Chisciotte insegna… ».
Nino e Gandalf hanno ancora tanta strada da fare insieme e nuove avventure da vivere, uno accanto all’altro.
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