ARTE E ARCHITETTURA
Da qui entravi nella "Città delle Terme" e ora risplende: com'è rinata Porta Palermo
Terminato il restauro della porta che per secoli è stato l'accesso principale per arrivare al capoluogo siciliano. Durante i lavori scoperto un vano nascosto
Porta Palermo illuminata dopo il restauro
Si tratta del recupero di una delle porte tra le più importanti e monumentali della città di Termini Imerese. Posta nel tratto ovest della cinta muraria seicentesca, era l’accesso principale per Palermo.
«Sotto l’attenta e professionale Alta Sorveglianza della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo, e in particolare dell’architetto Giovanni Rubino e il restauratore Mauro Sebastianelli, abbiamo riqualificato un percorso pedonale tra la via Monachelle e la via Palermo, risarcito tutte le lesioni e ripristinato le parti di muro incoerenti con moderni sistemi di ancoraggio senza incidere la struttura dall’esterno» dice l’ingegnere che ha curato le fasi di progettazione e di direzione lavori, Giuseppe Castronovo.
Un tempo Termini Imerese era dotata di una cinta muraria già durante il periodo romano che è stata allargata nel Medioevo. La prima notizia sull’ampliamento del perimetro urbano, dovuto alla espansione della città nel XVI secolo, si ha con l’incarico dato dai Giurati della città all’Ingegnere Antonino Salamone che ne fece il disegno e ne iniziò la costruzione nel 1571.
Tale opera rientrava nei lavori di potenziamento delle fortificazioni delle città costiere dell’isola. A Termini Imerese l’ampliamento difensivo avvenne durante il regno di Carlo V d’Asburgo, tra il 1556 e 1591 per un perimetro di circa quattro chilometri.
Nel XVI secolo le mura termitane, oltre alla già citata Porta Palermo, era munita dai i seguenti accessi denominati: Porta Girgenti detta anche Porta Caccamo; Porta Euracea o Porta “Bellomo” detta anche Porta Baddoma; Porta Messina o Pescaria, dal nome del Vice Re; Porta Caricato; Porta Lignami o Porta Artese; Porta Marina o Porta della Dogana; Porta Pescaria; Porta Euracea, ultima in ordine cronologico; Porta Falsa o Porta del Soccorso; Porta Torre Vecchia era anche l’ingresso al castello e infine Porta Santa Caterina.
Di particolare interesse erano gli stipiti di Porta Palermo e di Porta Messina, quest’ultimi oggi non più esistente, ma perfettamente uguali.
Presso la biblioteca comunale “Liciniana”, infatti, è possibile consultare la delibera comunale n°11 del 1873 con la quale si autorizzano i lavori di costruzione degli stipiti di Porta Messina ad opera dall’architetto comunale Antonino Ciresi.
In detto documento si legge: “visto l’art. 105 del bilancio (…) ove prevede all’esecuzione di opere pubbliche di nuova costruzione, con la quale è stato allargato il fondo e considerato che l’opera è da intendersi come somma urgente; considerato che la costruzione degli stipiti di Porta Messina, dopo il completamento della ferrovia, risulta essere il principale ingresso della città (…) di approvare la costruzione dei detti stipiti (…) con cui è prevista la spesa di Lire 3.705,78”.
Durante i lavori di restauro del Pilone sud di Porta Palermo è stato rinvenuto un vano chiuso, da chissà quanto tempo, di cui nessuno conosceva l’esistenza. Per tale imprevedibile evento, sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza di Palermo, si è provveduto a redigere una variante che ha allungato i tempi di consegna dei lavori determinando la modifica dell’ancoraggio per il consolidamento del manufatto.
Il vano scoperto è di circa 1 metro di larghezza per 2,50 metri di lunghezza e ha una copertura in pietra a due falde dove sono state rinvenute alcune tracce di centine a “perdere” in legno, costituite da una trave longitudinale posta in direzione est - ovest e “mezzi ginelli” nella direzione ortogonale.
All’interno la muratura non presentava un grave strato di degrado e la malta coesa e in più era integra. Gli accertamenti durante le fasi di lavoro hanno consentito di verificare la presenza di tre strati di cui uno riferibile ad un possibile crollo non databile nel tempo.
Il vano prima della richiusura definitiva è stato rilevato con tecnologia laser scanner allo scopo di lasciare memoria per eventuali futuri interventi di manutenzione o per scopi storico culturale.
«Tutti gli interventi di scavo sono stati condivisi nel metodo e nel merito con l’archeologa della Soprintendenza di Palermo Monica Chiovaro» afferma Carola Salvaggio, della Eikon, nominata dal comune per seguire tutte le fasi di sorveglianza archeologica.
«L’articolazione stratigrafica all’interno del pilastro meridionale della porta - aggunge - ci indirizza verso un contesto di mero accumulo, privo di qualunque elemento diagnostico che possa farci comprendere la funzione di un ambiente così angusto e scomodo. L’unico ambito di utilizzo possibile è, a nostro avviso, l’alloggiamento di una non più esistente scala lignea che doveva condurre alla parte superiore del pilone e quindi alle porzioni superiori della porta. L’attuale copertura, frutto di un evidente rifacimento, non lascia testimonianza di come potesse essere il portello di chiusura».
Con la nascita del quartiere del Mazziere ubicato a valle delle mura, poco dopo Porta Palermo, intorno agli anni ’50, del secolo scorso, si rese necessario rispondere alle esigenze della nuova espansione, potenziando la viabilità verso il nuovo quartiere, la maniera più immediata e semplice fu quella di abbattere un tratto di mura accanto al pilone e realizzare un varco carrabile.
Tale “squarcio” così come realizzato, rimane tuttora visibile. In una foto del 1912, realizzata da Michele Ciofalo, si vedono i piloni frontali, il cancello di chiusura della città e le mura di cinta ancora integre.
«Si tratta di un intervento fondamentale per la nostra città - afferma il sindaco di Termini Imerese Maria Terranova - La rigenerazione urbana, infatti, è una chiave fondamentale per affrontare le sfide delle città moderne, come il degrado urbano, la sostenibilità ambientale e la qualità della vita.
La nostra “Porta Palermo” rappresenta l’ingresso principale della città e grazie a questo recupero diventerà il nuovo biglietto da visita per tutti coloro che entreranno in città. Questo intervento, di Rigenerazione Urbana - PNRR, si affianca ad altri importanti progetti tutti in fase di esecuzione: il “Nuovo Belvedere”, la “Rocca del Castello” e il “Teatro all’aperto", quest’ultimo in fase di completamento».
Durante il posizionamento della cisterna per l’alimentazione dell’abbeveratoio, gli archeologi hanno rinvenuto a ridosso del muro perimetrale, ad una quota inferiore di due metri rispetto al piano di calpestio, una tubazione in ceramica parzialmente lesionata ed interessata da fori di epoca relativamente recente.
Il progetto è stato redatto in una prima fase dall’Ufficio Tecnico Comunale dai progettisti, Pietro La Tona, Cosimo Serio e Giuseppe Sansone. L’aggiornamento e adeguamento della progettazione, nonché la direzione dei lavori sono stati affidati allo Studio Tecnico A.C.C. di Termini Imerese.
Le indagini geologiche sono state curate dal geologo Concetta Perez, mentre i lavori sono stati eseguiti dall’impresa ISA Restauri di Mistretta (Me). Infine il collaudo statico dell’opera è stato redatto dall’architetto Nicolino Antonino Buzzanca.
Tutte le fasi sono state supervisionate dai dirigenti comunali, in una prima fase dall’architetto Rosa Gandolfo e successivamente dall’ingegnere Giuseppe Frangiamore.
L’ammontare del finanziamento è stato di poco meno di duecentocinquamila euro.
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