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Dai reperti preistorici agli antichi palmenti per il vino: in Sicilia nasce un nuovo museo

Un progetto museografico che unisce oggetti risalenti alla Preistoria sino a opere di epoca medievale e moderna, e testimonianze dell'antica produzione agricola ed enologica

Balarm
La redazione
  • 25 maggio 2022

Il Castello Grifeo di Partanna

Dai reperti archeologici che risalgono alla preistoria a opere di Arte medievale e moderna, senza dimenticare le testimonianze di una delle pratiche agricole più antiche e diffuse della Valle del Belìce: la produzione del vino. In Sicilia nasce un nuovo museo all'interno del castello “Grifeo” di Partanna, una delle fortezze meglio conservate dell’intera isola.

La sua realizzazione è stata curata dall'architetto Bernardo Agrò, direttore del Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria, nella cui competenza ricade anche il castello di Partanna. I nuovi percorsi del Museo sono legati anche all'attività di ricerca e di studio dell'archeologo (ed ex assessore regionale ai Beni culturali) Sebastiano Tusa.

Tre le sezioni museali. L'Archeologico-Preistorica, costituita da reperti di età compresa fra il Paleolitico e il Neolitico, provenienti, in larga parte, dall’area archeologica di Contrada Stretto Partanna e da alcune necropoli del territorio belicino, con tombe a grotticella e a camera, datate media e tarda età del Bronzo.
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La collezione si apre con i reperti di alcuni fossili rinvenuti nella valle che hanno permesso di documentare la presenza, in queste terre, nel pleistocene (180.000 a. C.), di animali da tempo scomparsi in Sicilia quali elefanti, ippopotami e cervi. Ciò a dimostrazione che il Mediterraneo, nel corso dei millenni, è stato anche un mare poco profondo e con terre emerse ben diverse dell’attuale conformazione geografica, tanto da consentire agli animali di grossa taglia di spostarsi dal continente africano fino in Sicilia. Di grande evidenza anche una curiosa quanto inedita attività clinica che risale al Paleolitico.

La sezione di Arte medievale e moderna custodisce dipinti e affreschi che risalgono a un'epoca compresa tra il XV – XVII secolo. Spicca il portale d'ingresso della" Sala del Trono" che è sormontato da un bassorilievo marmoreo opera di Francesco Laurana che ebbe bottega a Partanna nel 1468. Particolarmente prezioso per la sua bellezza, ma anche per la singolarità della vicenda che ne ha determinato la deturpazione, il polittico della Madonna del Rosario tra Santi domenicani, datato 1585 proveniente dalla chiesa di San Francesco d’Assisi che porta la firma del pittore fiammingo Simon de Wobreck, attivo in Sicilia tra il 1557 e il 1585. L’opera nel 1910 fu portata presso i depositi della galleria regionale di Palazzo Abatellis a Palermo in seguito ad un atto vandalico perpetrato da un sacrista.

L'ultima sezione del piano corte è costituita dalla casa-museo dove sono presenti gli arredi della famiglia Adragna che testimoniano la vita nel Castello tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, ivi inclusa la trasformazione di alcuni ambienti in locali destinati ad attività produttiva. È il caso delle antiche scuderie dove si trovano botti monumentali e antichi palmenti per la produzione del vino.

In questo spazio, realizzato in collaborazione con associazioni culturali come Iter Vitis, l'itinerario internazionale riconosciuto dal Consiglio d'Europa , le Strade del Vino, il GAL Velle del Belice , si racconta la storia millenaria del vino in Sicilia, realizzando una connessione ideale con il parco archeologico di Selinunte dove, attraverso il progetto “colture culturali” si è già dato corso alla produzione di grani antichi, agli olii di storica e antica coltivazione narrata dalle fonti e al recupero della coltivazione di antichi vitigni.
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