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Elefanti, iene delle caverne e tartarughe giganti: com'era la Sicilia migliaia di anni fa

Se si volesse immaginare la Sicilia di migliaia di anni fa, non possiamo non basarci sui reperti per comprendere uno scenario che include forme e le specie più strane

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 6 maggio 2023

C’è stato un tempo in cui la Sicilia era abitata da una fauna che oggi considereremmo esotica e tipica del continente. Specie animali che sorprendentemente colpivano l’occhio dell’osservatore non solo per la loro stazza, ma soprattutto per abitare la nostra isola in un contesto paleoclimatico completamente differente dal nostro.

Se si desidera avere un’idea di queste specie, è possibile visitare alcuni dei musei di scienze naturali e di geologia che sono presenti attualmente nel nostro territorio. Realtà culturali come il museo G.G. Gemmellaro a Palermo o il museo civico di Comiso, che abbiamo adeguatamente trattato recentemente nelle nostre pagine.

Se si volesse però avere in mente l’aspetto della nostra terra migliaia di anni fa, non possiamo non basarci sui reperti a nostra disposizione per immaginare uno scenario che comprenda le forme e le specie più strane. Così, relativamente al Pleistocene, il periodo geologico compreso tra 2,58 milioni e 11 700 di anni fa, dobbiamo rivolgere la nostra attenzione per esempio alla fauna scoperta presso Monte Pellegrino, scoperta durante la seconda metà del 1800 da parte del Marchese Antonio De Gregorio, appassionato paleontologo.
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Questa fauna, da molti esperti considerata come fra le più importanti delle collezioni museali siciliane, era composta da alcune specie particolari di mustelidi, come Mustelercta arzilla, o da grossi roditori – dal nome altisonante di Pellegrinia Panormensis - che oggi giorno farebbero scappare i noti visitatori che si avvicendano al Santuario, in alcuni periodi dell’anno. Anche però gli esemplari di Apodemus maximus e Asoriculus burgioi avrebbero potuto impensierire i trekker che abitualmente ogni fine settimana si spingono a visitare i versanti della montagna.

Presso Via Libertà e altre vie limitrofe dei quartieri centrali del capoluogo inoltre sono stati rinvenuti diversi esemplari di Elephas antiquus leonardii, di 400.000 anni fa. Questa specie è la progenitrice di tutte le forme più piccole di elefanti siciliani, che a partire da quell’epoca cominciarono a rendere l’isola il loro regno, fino ad estinguersi poco prima l’arrivo dell’uomo.

Sull’isola poi esisteva anche una forma di ghiro gigante dal nome Leithia melitensis, che raggiungeva il peso di oltre due chili, come diverse specie di tartarughe terrestri di grande taglia, come Titanochelon sp. o la più recente Solitudo sicula, entrambe grosse come le attuali tartarughe che abitano le Galapagos e testimoni di un tempo in cui l’isola risultava il paradiso di molte specie, essendo quasi praticamente priva di predatori nell’ultima parte della preistoria.

Presso la Grotta dei Carburangeli, situato nel comune di Carini, bisogna anche dire che i paleontologi siciliani hanno trovato tra l’altro diversi reperti faunistici che abitualmente colleghiamo all’Africa meridionale.

Tra i fossili infatti correttamente identificati oggi è possibile scovare i resti di grossi ippopotami (Hippopotamus pentlandi), di enormi iene delle caverne (Crocuta crocuta spelaea), di leoni e diversi artiodattili, come il bisonte, l’uro, diverse gazzelle e il cinghiale.

Come giunsero in Sicilia però questi animali? Situata nel cuore del Mediterraneo, la nostra isola infatti era sufficientemente lontana dall’Africa da impedire agli animali provenienti da questo continente di raggiungerla a nuoto dalle coste della Tunisia.

Quello che successe è che, nel corso dei milioni di anni che seguirono l’emersione dell’isola e la fine della crisi di salinità del Messiniano, la Sicilia si trovò collegata all’Europa da diversi ponti di terra, che spinsero la fauna autoctona e proveniente da oriente (fra questi gli elefanti, le iene, i leoni e i bisonti) a raggiungerla e a conquistarla, prima che lo Stretto di Messina ritornasse ad essere sommerso dalle acque del mar Tirreno e del mar Ionio.

Successivamente, diversi animali riuscirono ad arrivare sulle nostre spiagge solo tramite l’attraversamento del canale di Messina, ma questi arrivi furono molto rari, perché giungere sull’isola attraverso il nuoto è un’impresa improba per la maggior parte delle creature terrestri, anche considerando l’esistenza di eventuali isole – oggi sommerse – che avrebbero potuto aiutare la fauna a spingersi a Nord dal canale di Sicilia.

La Calabria perciò rimase per gran parte del tempo l’unica via di passaggio per animali e esseri umani in direzione della nostra terra ed è anche per questo se le paleofaune di queste due regioni separate dallo stretto, sono molto simili. Precedentemente però all’arrivo degli elefanti e dell’altra fauna caratteristica del Pleistocene, com’erano composti gli ecosistemi dell’isola? Quali altre specie era possibile vedere?

Sfortunatamente la Sicilia non era ancora del tutto emersa al tempo dei dinosauri, dunque le specie che oggi è possibile osservare e che sono risalenti al Mesozoico hanno prevalentemente origine marina, come i famosi “zoccoli del diavolo” o alcuni rettili appartenenti al gruppo degli ittiosauri.

Anche successivamente all’estinzione del Cretaceo, gli animali allora presenti in Sicilia non erano altro che creature capaci di nuotare. Oltre ai pesci e agli squali giganti come il Megalodon, però c’erano anche diversi esempi di delfini preistorici, come quelli conservati oggi al museo Gemmellaro, che presentavano morfologie arcaiche ed erano dotati di denti.

Fu solo successivamente all’emersione delle Montagne di Palermo, dei Nebrodi e delle Madonie che la Sicilia cominciò a disporre di sufficienti terre emerse abitabili e a fornire un habitat variegato alle specie terrestri. Questo fenomeno però iniziò solo durante il Miocene superiore, circa 5 milioni di anni fa, per concludersi solo a ridosso dell’arrivo della fauna pleistocenica precedentemente descritta.

Ciò limita enormemente la possibilità di scovare reperti di origine terrestre provenienti da ere lontane, ma dall’altra parte ciò consente alla Sicilia di essere una delle regioni più ricche di fossili marini, tutti risalenti a diverse epoche, del mondo.
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