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Il breve viaggio (felice) di Virginia Woolf, da Palermo a Siracusa: "Qui è tutto un incanto"

La scrittrice britannica visitò l’isola, ne apprezzò le bellezze, il cibo, il vino e la calorosa accoglienza dei suoi abitanti. Visse in Sicilia un periodo di breve e magia

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 26 dicembre 2023

Virginia Woolf

«Una donna deve avere denaro, cibo adeguato e una stanza tutta per sé se vuole scrivere romanzi».

Così scriveva l’autrice britannica che abbiamo imparato a conoscere (e ad amare) sui banchi di scuola, Adelina Virginia Stephen – maggiormente nota con il cognome del marito, Leonard Woolf - una delle scrittrici più rivoluzionarie del Novecento, una delle poche voci femminili di rilievo in un mondo letterario dominato da figure maschili.

Nata a Londra il 25 gennaio 1882, da genitori che avevano entrambi alle spalle un precedente matrimonio, visse gli anni dell’infanzia immersa in un ambiente intellettuale stimolante: nel salotto di casa sua si parlava di arte e politica; tuttavia soltanto ai suoi fratelli fu permesso di studiare all'università.

Nel 1895 la morte improvvisa della madre (a seguito di una febbre reumatica) fu per Virginia, appena tredicenne, un vero trauma, a cui si aggiunse, due anni più tardi, anche il dolore per la perdita della sorella Stella.
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Come ben sanno i suoi appassionati lettori, Virginia soffrì di depressione e di varie forme di psicosi durante la sua vita, probabilmente anche a causa degli abusi sessuali perpetrati su di lei e sulla sorella, sin dalla più tenera infanzia, da parte dei fratellastri (figli di un precedente matrimonio della madre).

La vita intimamente tormentata della scrittrice fu dunque anche il riflesso di quei dannosi silenzi, che hanno cercato di nascondere (quasi fino ai nostri giorni) l’orrore che si consumava tra le mura domestiche.

Prima di compiere 23 anni Virginia aveva già tentato il suicidio, a causa di un forte esaurimento nervoso. Nel 1905 il padre morì di cancro e la scrittrice e tre dei suoi fratelli (Vanessa, Adrian e Thoby) si trasferirono a Bloomsbury, nella zona ovest di Londra.

La loro casa, divenne punto di riferimento di un gruppo elitario d'intellettuali britannici - pensatori, eccentrici scrittori, poeti e pittori -, il "gruppo di Bloomsbury".

Malgrado le sue fragilità e i numerosi problemi di salute - Virginia soffriva anche di terribili emicranie e d'insonnia - nel 1912, a trent’anni, la giovane sposò Leonard Woolf, teorico politico, scrittore, editore ed ex funzionario britannico (conosciuto proprio nel gruppo di Bloomsbury).

La relazione con il marito (nonostante le infatuazioni di Virginia per alcune donne) fu molto solida. Insieme fondarono nel 1917 la casa editrice Horgarth Press, che avrebbe pubblicato con successo le opere di Virginia Woolf e di altri grandi autori, tra cui Katherine Mansfield, T.S. Eliot, Sigmund Freud.

Nel 1925 la scrittrice ottenne un grandissimo successo con la pubblicazione del romanzo "La signora Dalloway": la scrittura fu per lei una vera e propria ancora di salvezza, prima che la sua esistenza naufragasse.

Quando nell’aprile del 1927 la Woolf giunge in treno in Sicilia, con il marito Leonard, dopo esser stata in Francia e a Roma, ha da poco tagliato i capelli alla garconne, ritenendolo l’avvenimento più importante della sua vita.

La scrittrice ha 45 anni, ha già pubblicato quattro romanzi, molti racconti e numerosi articoli, e rimarrà nell’Isola diversi giorni, dal 9 al 15 aprile, muovendosi tra Palermo e Siracusa.

«A Virginia piaceva viaggiare all'estero – avrebbe scritto successivamente Leonard – aveva un effetto curioso e profondo su di lei, cadeva in uno strano stato di vigilanza passiva. Permetteva ai suoni e ai panorami stranieri di attraversare la sua mente e mesi dopo diventavano cibo per la sua immaginazione e la sua arte».

La coppia alloggia all'Hotel de France di Palermo e da qui Virginia manda una lettera alla sorella Vanessa, descrivendo la città.

«Mi affascinano molto il clero e le vecchie signore – afferma – l'architettura mi pare divina. Colonne di marmo verde pallido e rosa simili a viali di betulle che spariscono una dietro l'altra; immense distanze; ampi spazi; le persone sembrano formiche; tutto molto arioso, ridente e spazioso.

Perché, ti chiedo, noi non sappiamo costruire così? Non puoi immaginare come risulti bella la figura umana perfettamente ambientata su queste scalinate».

Quella mattina la Woolf si era commossa davanti a una processione, guardando delle bambine che portavano velo; sarebbe rimasta affascinata anche dai riti della religione cattolica scrivendo: «Secondo me è un tentativo di arte».

Il giorno seguente Virginia e Leonard si recano a Segesta e si entusiasmano durante la visita del suggestivo sito archeologico sul Monte Barbaro.

Per Virginia "la Sicilia è un lembo greco in terra italiana". I Woolf si recano anche a Monreale, per ammirare gli splendidi mosaici dorati del Duomo.

«Ce n'è uno con una scena di caccia che mi è piaciuto – sottolinea Virginia – ma la doratura finisce per essere troppo sfavillante».

La prima lettera che Vanessa riceve da Siracusa ha la data del 14 aprile: «Seduta accanto alla fonte Aretusa, in un riverbero di sole e polvere con italiani che dormono, qualcuno canta, un uomo suona il mandolino; un mendicante».

I Woolf si sistemano all'Hotel de Rome, una locanda in realtà dove, Virginia annota, preparano un cibo squisito solo per lei, in particolare delle deliziose frittatine, e si beve del buon vino.

L’albergo ha «un cortiletto con due gatti in un cestino, un cameriere che vernicia un tavolo e una vecchia che fa la cernita dei materassi. Mi sto innamorando dell'Italia», conclude rapita.

La scrittrice visita la città al chiaror della luna, osservando «la baia, le golette, il cielo azzurro, con le colonne bianche che si stagliano come carta e le nuvole che le solcano, e la gente che va a spasso, e un uomo sui trampoli».

Trascorre tutto il giorno tra le rovine del teatro greco, dove si svolgono le prove di 4 tragedie greche, che saranno rappresentata alla presenza dei sovrani d’Italia la settimana successiva: «Abbiamo visto Medea con una parrucca color zolfo – scrive Virginia – e Alcesti, con cappello e soprabito, che declamavano le loro parti. È stato bello. In realtà tutto è un incanto» afferma.

La scrittrice guarda con curiosità la gente che passa per strada, osserva affascinata i cavalli addobbati con colorati pennacchi. Dopo cena siede al caffè, intrattenendosi con marinai e ufficiali italiani.

Nei giorni di vacanza in Sicilia, la Woolf ha trascorso una breve parentesi di pace, in una esistenza molto tormentata.

«Vorrei continuare a viaggiare di città in città per tutta la vita, girovagare tra le rovine e guardare le golette che arrivano in porto, e innamorarmi delle ragazze italiane, che assomigliano tutte ai disegni di Millais sul Cornnhill; vorrei anche scrivere; e non si riesce; ma forse i libri è più piacevole immaginarli, ed è quello che faccio tutto il giorno».

Appena rientrata a Londra, dal suo viaggio in Italia, nel maggio del 1927 pubblicherà "Gita al faro" e nel 1928 il celebre "Orlando".

Diversi anni dopo, il 28 marzo 1941, incapace di continuare a lottare contro i suoi demoni interiori, Virginia indosserà il cappotto, riempirà le tasche di sassi ed entrerà nelle gelide acque del fiume Ouse, lasciandosi morire.

Prima di compiere il gesto estremo scriverà due lettere di addio, una per la sorella Vanessa e una per il marito: le due persone che più ha amato nella sua vita.

A Leonard dirà: "Tutto se n’è andato da me, tranne la certezza della tua bontà… Non credo che due persone possano essere più felici di quanto lo siamo stati noi".
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