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In atelier con la pittrice Ilaria Caputo: la sua arte tra ricerca costante e sperimentazioni

L'artista è reduce dalla sua ultima personale di pittura “De Arte Pingendi. Percorsi tra anima e materia” presso la Sala delle Verifiche del complesso monumentale dello Steri, chiusa alla fine di aprile

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 19 maggio 2022

La pittrice Ilaria Caputo

Reduce dalla sua ultima personale di pittura “De Arte Pingendi. Percorsi tra anima e materia” presso la Sala delle Verifiche del complesso monumentale dello Steri, chiusa alla fine di aprile, Ilaria Caputo appartiene alla quella schiera di artisti usciti dall’Accademia palermitana nel pieno dell’entusiasmo nei confronti di quella globalizzazione che in questi giorni mostra tutte le sue fragilità.

Dopo aver frequentato il Liceo artistico Eustachio Catalano si laurea in Scultura nel 2001 con Salvatore Rizzuti quale relatore, maestro a cui continua a sentirsi profondamente legata per quegli insegnamenti ricevuti da studentessa volti a coltivare la natura trasversale del disegno quale prezioso strumento d'indagine, analisi e verifica; “dovevamo presentare – ricorda – venti disegni dal vero ogni mese alla sua cattedra di Scultura”.

Tutti elementi che compongono la sua matura cifra stilistica fortemente animata da una ricerca pressoché costante e da sperimentazioni che si riverberano nella sua pittura in cui natura e artificio finiscono spesso per interagire con la dimensione onirica e col mito.
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Non è difficile ritrovare rimandi alla pittura di Mario Bardi, contaminazioni floreali e intensi rapporti tra luci calibrate e ombre marcate tipiche dell'arte isolana dell'ultimo secolo, tutte declinate attraverso un lessico personale fortemente intriso di localismo.

Ma è il Disegno a rappresentare per la produzione dell'artista palermitana la componente più suggestiva di indagine della nostra complessa contemporaneità. Qui dove grafite e china, curve e linee governano il recinto dello spazio di fogli bianchi, Ilaria Caputo esprime la dirompente potenza del pensiero sotteso al segno, in cui tutto, dal taglio imposto ai soggetti a quelle vene di raffinato iperrealismo, dalla sintassi al messaggio empatico, suggerisce quel felice connubio tra allenamento al gesto e desiderio espressivo, fortunatamente tornato di moda negli ultimi anni e che nello specifico ne rappresentano la sua dimensione più intima e identitaria.

Tra le 28 tecniche miste presentate allo Steri, divise in aree tematiche distinte: interni/esterni, Donne, Animali, Fiori, Labirinto, opere come: Arianna, Ingresso al labirinto, Calle e ismeni, Sera siciliana, Il rimprovero, Mattina agreste, nel comporre una punteggiata esaustiva della ricerca dell'artista degli ultimi anni, restituiscono insieme una forte e rapida componente autografa identitaria.
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