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Inventò la "difesa siciliana" ma era più furbo che stratega: i mille volti del falsario Carrera

Se il siciliano Pietro Carrera fosse il personaggio di una serie TV, sicuramente molti si identificherebbero in lui, per l'astuzia e per quello che ha fatto nella sua vita

  • 11 dicembre 2021

Lo scacchista e falsario Pietro Carrera

Quante volte, guardando la saga di Harry Potter, abbiamo immaginato di essere uno dei personaggi? Quante volte abbiamo desiderato essere Severus Piton o Harry stesso, con la cicatrice sulla fronte che nemmeno Jack Sparrow?

Secondo le nostre inclinazioni, più o meno malvagie, desideriamo essere i cattivi o i santi della storia. Così da Gustavo ''Gus'' Fring a Walter White è un attimo, anche se non abbiamo una laurea in chimica e se tutto quello che riusciamo a cucinare è una tristissima pasta in bianco, non esattamente le ''ricette'' di Walter.

Se Pietro Carrera fosse il personaggio di una serie TV, sicuramente molti si identificherebbero in lui, per la sua intelligenza, l'astuzia e per quello che ha fatto nella sua vita. Ma chi era costui? Pietro Carrera fu un sacerdote, uno scrittore, uno scacchista e un falsario. Il misterioso scacchista nacque nel 1573 a Militello in val di Catania.

Il padre artigiano versava in una profonda crisi e pensò bene di spedire la figlia Celidonia in un monastero di clausura e il figlio Pietro al seminario di Siracusa. Quando si dice ''genitori che ascoltano le esigenze dei propri figli e le incoraggiano''.
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Carrera, fin da giovane, manifesò un certo amore per la cultura e frequentò la biblioteca del marchese Branciforte, dove si incontravano letterati di tutto il mondo. Si dilettava anche nel lavoro tipografico, con una produzione bilingue (latino e volgare) che toccava i più svariati argomenti, dall'erudizione alle pretese letterarie, fino a un passatempo non proprio adatto a un sacerdote: epigrammi con accenni a scappatelle amorose non esattamente da ''prete''.

Nel 1617 pubblicò ''Il gioco de gli scacchi diviso in otto libri'', opera dedicata a Francesco Branciforte: trattato "utile a' professori del gioco". In quest'opera Pietro Carrera accennò a un'apertura che successivamente verrà definita da altri teorici, verosimilmente anche in suo onore, ''difesa siciliana''. Lo scacchista falsario era un teorico e non un vero e proprio giocatore, nonostante raccontasse di aver sconfitto grandi campioni, ma evidentemente la sincerità non fu mai uno dei suoi pregi.

Dopo la morte del marchese Branciforte (1622), Carrera si trasferì a Messina e poi a Catania. Il Senato di Catania gli affidò il compito di scrivere una storia della città che ne dimostrasse l'antica nobiltà da contrapporre ai vanti di Palermo e di Messina. Pietro Carrera si servì dell'ampia "documentazione" raccolta dal cancelliere del Senato, Ottavio D'Arcangelo, nella manoscritta ''Istoria delle cose insigni e famosi successi di Catania''. Purtroppo però, molte delle fonti di D'Arcangelo erano false.

Attorno a questa figura ruotava infatti una nutrita accademia di falsari operanti nella zona del catanese, ma nonostante le mistificazioni, Carrera si servì delle sue ''fonti''. Così nell'anno 1639, a Catania, venne pubblicato il libro pseudo-storiografico di Carrera: ''Delle memorie storiche della città di Catania''.

Insomma, Carrera e Ottavio D’Arcangelo erano proprio una bella coppia, successivamente definiti ''la combriccola dei falsari''. L'uno difendeva l'altro, affermando che le fonti fossero autentiche. Inventarono leggende, presunti documenti in latino, alcuni tradotti da un originale greco ''sfortunatamente perduto'', realizzarono manoscritti, monete e altri stratagemmi, allo scopo principale di elevare il prestigio della città di Catania ai danni di Messina e Palermo.

Al di là del fascino che suscita un personaggio così enigmatico, uno scrittore astuto che utilizzava la sua intelligenza non solo per il bene e che frequentava ambienti non esattamente intrisi di santità, oggi lo ricordiamo principalmente per il suo impegno nell'arte degli scacchi. Il misterioso e astuto falsario morì in un nosocomio a Messina nel 1647.
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