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L'ospite in Sicilia bussa sempre con i piedi: perché la "guantiera" di dolci si chiama così

Quando siete ospiti a casa di qualcuno nell'Isola è severamente vietato presentarsi a mani vuote. Ma quali sono le origini di questa tradizione? È una storia antica

Sara Abello
Giornalista
  • 4 febbraio 2023

Dolci siciliani

La Sicilia è la terra dove si bussa con i piedi, sempre. Non importa che sia per pranzo, cena, merenda o dopo-cena, qui non ci si presenta mai a mani vuote perchè sarebbe un gesto di grave “inimicizia”.

A dirla tutta non importa neanche che siano da poco finite le feste natalizie e che il mondo non faccia altro che parlare, anzi, urlare a gran voce di diete. Noi siamo conviviali e ogni scusa è buona per organizzare un pranzo o una cena tra amici. Un bello “schiticchio” in compagnia è la cura per ogni malumore.

Nell’epoca degli apericena noi puntiamo più sulla sostanza...altro che taglierini con salumi e formaggi, e a fine pasto prende sempre il calo di zuccheri, per cui “na cosa ruci pa vucca” ci è necessaria, soprattutto se siamo in compagnia.

Se poi è omaggiata dall’ospite il piacere e la voglia crescono ancor di più. Sia chiaro però che il bon ton ci insegna che noi comunque qualcosa da offrire la dobbiamo tenere sempre in dispensa-sia mai viene qualcuno-fosse anche solo per “tagliare la faccia” all’ospite venuto senza nulla.
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Questa però è un’eventualità rara, si sa del resto che noi gente del Sud siamo generosi, e se c’è di mezzo una bella guantiera, ‘nguantiera in baarioto, non ci facciamo mai parlare dietro.

Nessuno di noi si sognerebbe del resto di approdare a mani vuote a casa di chi ci ha invitato, ma se altrove magari si punta su una bella pianta o una decorazione per la casa, a Baaria la parola d’ordine e ‘nguantiera ri dolci.

Ve lo siete chiesti quale sia la sua origine? Il termine guantièra deriva dal guanto ed anticamente veniva utilizzato per indicare la scatola all’interno della quale le dame custodivano i loro preziosi guantini.

Questo lo dice il Vocabolario Treccani, non lo sto uscendo io dal cilindro...oggi ovviamente il significato si è ampliato, fosse anche solo perchè non siamo più obbligate ad indossare guanti per proteggere la preziosa pelle delle mani, e si è esteso al vassoio che contiene dolci e prelibatezze.

La versione più pregiata delle dimore di un certo tipo vedeva le guantiere in argento, porcellane finemente decorate o più semplicemeente in acciaio, quella commerciale ci ha abituato ai vassoietti di cartone pressato che nella migliore delle ipotesi hanno un rivestimento superficiale dorato ma che, nel tempo, si è un po’ perso per strada, tant’è che anche bar e pasticcerie più in ormai optano per la versione basic.

Per qualcuno probabilmente non mi sarò ancora del tutto spiegata, prometto di andare subito al dunque della questione.

Abbiamo detto che le guantiere erano le scatole che contenevano i guanti ma da qui a contenere cannoli e bignè con la panna il passo è lungo, sono d’accordo con voi.

Presto spiegato: la connessione tra il contenitore dei guanti e le dolcezze da mangiare risiede nel fatto che chi si occupava di servire i pasti, dolci compresi, indossava sempre i guanti. Fino a non molti anni fa capitava anche nei ristoranti, non solo nelle antiche e più nobili residenze.

Nel palermitano, dove “no guantiera no party” letteralmente, il termine si è affermato durante la dominazione spagnola. La parola deriverebbe infatti dallo spagnolo “aguantar” che in sintonia con l’italiano, significa proprio agguantare, afferrare, prendere, reggere...come un bel vassoio sorregge una cascata di zucchero e bontà.

A Bagheria sulla pasticceria non siamo secondi a nessuno. Dai pasticcini più tradizionali alle moderne monoporzioni di dolcezze importate da altre regioni o nazioni, un tripudio di meraviglie per il palato.

Ricotta, panna, cioccolato, creme variegate al caffè, alla nocciola, alla frutta...

Il consiglio rimane sempre quello di con- tinuare a bussare con i piedi quando siete ospitati, e questo perchè le vostre mani dovranno essere impegnate a sorreggere una bella ‘nguantiera di liccumarie.
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