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La chiamavano Peppa 'a cannunera: chi era l'eroina siciliana che fece furore nell'800

Passata alla storia come l'eroina del Risorgimento, la giovane popolana Peppa 'a cannunera viene ricordata per la furbizia e l'intraprendenza delle sue memorabili gesta

  • 31 maggio 2020

"La Liberté guidant le peuple" – Eugène Delacroix

Sono sempre giunte notizie frammentate e contraddittorie sulle donne che con passione e intelligenza hanno contribuito alle battaglie dell'800. Come nel caso di Peppa 'a cannunera, al secolo certamente Giuseppa; i cognomi Bolognara o Calcagno le derivano dalla nutrice che l'ebbe in custodia dopo che i genitori l'abbandonarono destinandola a un'infanzia in orfanotrofio.

Anche sulla data di nascita della nostra eroina del Risorgimento non vi sono certezze. C'è chi dice 1826, chi 1841 o 1846. E pure sulla data di morte, avvenuta in povertà, vittima di usurai e vizi tra il 1884 e il 1900.

Non vi sono dipinti che la raffigurino ma la si ricorda per la bruttezza del volto deturpato dalle cicatrici del vaiolo e per i liberi costumi. Ebbe infatti una relazione con un uomo più giovane di nome Vanni, il quale probabilmente la introdusse nell'ambiente dei rivoluzionari.

Era solita indossare abiti maschili e frequentare putìe poco adatte a una signorina, bevendo, fumando sigari e giocando a carte con i suoi compagni. La giovane popolana è passata alla storia per intraprendenza e furbizia, non di certo per la sua eleganza e femminilità.
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Nacque in Sicilia nel paese messinese di Barcellona Pozzo di Gotto ma Catania divenne poi la sua città d'adozione. Si guadagnò da vivere come serva di qualche oste, come stalliera in una rimessa di carrozze, postina e forse anche domestica.

Dal maggio del 1860 in poi le notizie sulla sua vita e le sue coraggiose gesta sono più chiare poiché si trovò coinvolta nei moti rivoluzionari per l'Italia Unita, in particolare nell'insurrezione antiborbonica a Catania.

Nel pieno del Risorgimento, infatti, giunge notizia che le camicie rosse di Garibaldi sono approdate a Palermo. Così il 31 maggio Catania insorge contro i Borboni, pur non avendo grandi numeri né mezzi a disposizione ed essendo reduci da due falliti tentativi di insurrezione (8 e 10 aprile).

A guidare neanche un migliaio di catanesi contro circa duemila soldati reali (ben più attrezzati e guidati da Tommaso Clary) è il colonnello Giuseppe Poulet. Gli scontri si protrarranno per circa sette ore con grande coraggio da parte degli insorti.

Fin qui nulla di strano se non fosse che l'arma nascosta dei rivoluzionari siciliani è però proprio Peppa, la quale sa che in un pozzo di Palazzo Dottore è nascosto un cannone dal 1849. Unitasi ai rivoltosi lo va a recuperare trascinandolo fino in piazza Ogninella dove lo fa collocare nell'altrio di Palazzo Tornabene.

Mentre gli scontri imperversano per le vie, accende la miccia e ordina di aprire le porte per fare fuoco sorprendendo l'esercito borbonico alle spalle. I napoletani costretti a indietreggiare, abbandonano un pezzo di artiglieria che la coraggiosa combattente recupera con una fune.

Nonostante ciò la superiorità numerica dei napoletani continua a farsi sentire, ma ecco il colpo di genio. Peppa 'a Cannunera inganna la cavalleria con uno stratagemma: sparge della polvere da sparo sulla bocca del suo cannone e gli dà fuoco dando l'impressione ai nemici che l'arma avesse esploso un colpo facendo cilecca.

Convinti che il cannone fosse scarico, la cavalleria dei borboni avanza per cercare di recuperare l'artiglieria che era stata sottratta dalla donna; ed è a questo punto, resistendo fino all'ultimo momento senza mai voltarsi di fronte al nemico che Peppa spara gli ultimi colpi e fa strage di nemici e fugge, permettendo anche a molti dei suoi (ma non a Vanni che muore durante l'insurrezione) di fuggire.

Nonostante l'intervento di questa donna straordinaria, la giornata di lotta non ha un buon esito per i rivoltosi ma le sue gesta giungono oltralpe: il giornale "L'illustration" del 7 luglio 1860 pubblicato a Parigi elogia l'eroina di Sicilia. Il nuovo Regno d'Italia, inoltre, le conferisce una medaglia d'argento al Valor Militare ed una piccola pensione mensile (finita, però, in mano agli usurai).

Muore piuttosto giovane questa nostra patriota italiana fuori dagli schemi, tra una partita a tressette e il ricordo della sua straordinaria vita. Il suo cannone è oggi conservato presso il Museo Civico di Catania e la sua memoria sopravvive anche nel nome di una strada della città: via Peppa 'a Cannunera, eroina del 1860.
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