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La Palermo "brutale" degli anni '80: violenza in bianco e nero negli scatti di Fabio Sgroi

Diventano un libro gli scatti del fotografo palermitano per L'Ora. Ci sono gli omicidi, il maxi processo, Falcone e Borsellino . Ci sono anche scene di vita quotidiana

Balarm
La redazione
  • 6 dicembre 2022

Ogni giorno c'era almeno un morto per strada, alla fine si conteranno tra le 400 e le 600 persone cadute nella cosiddetta seconda guerra di mafia, protagonista l'emergente clan dei corleonesi. Siamo a Palermo negli anni Ottanta. In quegli anni, è stato raccontato tante volte, i cronisti del giornale l'Ora erano in prima linea, così come chi scattava le foto per gli articoli. Un pezzo irrinunciabile della notizia.

Le immagini, a volte brutali, raccontano più di mille parole. Arrivano al cuore della notizia, vanno a segno, sono un pugno nello stomaco per chi le guarda.

A Palermo si diceva "finchè si scannano fra loro va tutto bene", ma non andava così. Il piombo della mafia non era destinato alle varie fazioni di Cosa nostra, colpiva anche la gente comune, gli uomini delle istituzioni. Il capitano dei carabinieri Emanuele Basile, i magistrati Gaetano Costa e Rocco Chinnici aprirono la strada alla creazione di quel pool antimafia di cui facevano parte Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che sfocerà nel maxiprocesso contro cosa nostra.
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Proprio in quegli anni, nel 1985 Fabio Sgroi inizia a collaborare con il quotidiano L’Ora, occupandosi subito di cronaca per l’agenzia di Letizia Battaglia e Franco Zecchin. La scorsa estate, il fotografo ha ripreso in mano il suo archivio di quell’esperienza a L’Ora durata tre anni. Il risultato è Chronicles of the Newspaper L’Ora. Palermo 1985–1988, pubblicato a novembre del 2022 da Union Editions.

Erano i tempi in cui, alla sera o nel weekend, quando si era di turno, dopo il bip bip del cercapersone si telefonava in redazione per sapere dove bisognava andare a fotografare. Alcuni suoi scatti di quel periodo sono esposti al Centro Internazionale di Fotografia, presso i Cantieri Culturali, nella sezione dedicata al quotidiano L’Ora.

Sgroi aveva già iniziato a sviluppare uno stile personale e si trovava a suo agio con il bianco e nero, necessario per i quotidiani, che avrebbe sempre contraddistinto i suoi lavori. «Ho sempre lavorato in bianco e nero, mi ha sempre affascinato – spiega il fotografo – secondo me è più intimo, rende l’immagine più onirica e senza tempo».


Non ci sono solo “morti ammazzati" nel libro c’è spazio per manifestazioni, eventi politici (anche con le pornostar Moana Pozzi e Ilona Staller, che nel 1987 aveva presentato la sua candidatura alla Camera con il Partito Radicale), e scene di vita quotidiana.

Naturalmente, sottolinea, la Palermo di allora era completamente diversa da quella attuale. In quegli anni era una città abbastanza cupa e buia, c'era una specie di tacito coprifuoco. Alle sette di pomeriggio si chiudevano i negozi e sparivano le persone.

«Palermo è una città unica, molto folkloristica – afferma l’artista – anche il turista la può amare o odiare già al primo sguardo, perché c’è spazzatura ovunque e la gestione dei servizi non è eccellente, però l’evoluzione c’è stata e la città è migliorata tantissimo. Magari chi vive in centro risente della confusione e degli schiamazzi notturni, ma è giusto ricordare che vent’anni fa via Maqueda la sera era deserta e pericolosa.

«Palermo ha sempre avuto alti e bassi e cambiamenti continui – ha detto tempo fa Sgroi a Balarm – gli anni ’90 sono stati un periodo di grande fermento, sono nati i Cantieri Culturali, le attività di luoghi come il Teatro Libero e tantissimi eventi culturali che hanno formato una generazione.

Oggi l’aggregazione è diversa, più visibile, le strade e le piazze del centro sono sempre piene di gente. Anche i giovani sono molto cambiati, è cambiato il modo di stare insieme e di confrontarsi, c’è maggiore libertà: noi protestavamo, loro si esprimono e hanno tanta voglia di fare».
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