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La vita (scandalosa) di Maria Rosa Ribera: sedotta e rinchiusa in monastero a Palermo

La figlia del famoso pittore divenne segretamente l’amante del Vicerè di Sicilia Don Giovanni D'Austria. In quel convento, in disgrazia, si dice abbia avuto un figlio

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 10 gennaio 2023

Dettaglio del quadro dello Spagnoletto "Sant'Agnese in prigione"

La scandalosa vicenda amorosa tra Maria Rosa - figlia del famoso pittore Josè de Ribera - e il vicerè Don Giovanni d’Austria, ha goduto di una certa fama fino al XIX secolo, anche per merito del romanzo "La figlia dello Spagnoletto", pubblicato a Firenze nel 1855 da Francesco Pallavicino.

“Avrebbe il Ribera potuto immaginare che l’Infante di Spagna assumesse l’ufficio di seduttore?”. (G.Campori 1852) Jusepe de Ribera, conosciuto anche come José de Ribera, pittore d’origine spagnola (ma attivo principalmente a Napoli), seguace del filone del caravaggismo napoletano, fu uno dei massimi protagonisti della pittura europea del XVII secolo.

Nato nel 1588 a Jativa, in Spagna, da adolescente si recò a studiare a Valenza, ma rinunziò presto agli studi per dedicarsi alla pittura. Affascinato dalla fama dei grandi artisti italiani, decise di intraprendere un viaggio di formazione nella penisola, seguendo le orme del suo maestro, Francisco Ribalta: una volta giunto in Italia finì per trascorrervi il resto della vita.
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Prima tappa del giovane artista fu Roma, la città eterna, dove venne soprannominato “lo Spagnoletto”, per la bassa statura e l’origine ispanica.

Successivamente fu a Parma, poi di nuovo a Roma, ma nell'estate del 1616 fu costretto a ripartire, a causa dei debiti che aveva accumulato in città. L’ultima tappa del suo peregrinare fu Napoli, dove si stabilì in casa dell'anziano pittore dei Quartieri Spagnoli Giovanni Bernardino Azzolino.

Tre mesi dopo Ribera ne impalmò la figlia sedicenne Caterina: la coppia avrebbe avuto sei figli, “una bella figliuolanza e bellissima fu la maggiore sua figlia Maria Rosa”. (O.Pio). Il Ribera fu accolto da una città in grande fermento sotto il profilo artistico, con un mecenatismo privato particolarmente attento alle proprie raccolte nei palazzi di famiglia.

Inoltre le numerose chiese, erette a seguito della riforma del Concilio di Trento, rendevano necessario il lavoro di svariate personalità del campo delle arti decorative: argentieri, marmorari, pittori. In pochi anni, già sul finire degli anni '20, il Ribera divenne un pittore affermato; dismessa la personalità dell’artista irrequieto, dai costumi “licensiosetti” (G.Mancini) assunse un ruolo di tutto rispetto nella società del tempo.

Nel decennio che va dagli anni Trenta fino ai Quaranta del Seicento, epoca della maturità, il Ribera realizzò i suoi maggiori capolavori, ispirati a tematiche religiose: opere oggi ospitate in diversi musei del mondo. A partire dai primi anni Quaranta la sua salute cominciò a vacillare, a causa di una malattia degenerativa che lo avrebbe condotto col passare del tempo all’infermità definitiva.

Nel Luglio del 1647 lo Spagnoletto e la sua famiglia furono costretti a rifugiarsi presso il Palazzo Reale di Napoli, a seguito dello scoppio dei moti rivoluzionari capeggiati da Tommaso Aniello d'Amalfi, meglio conosciuto come Masaniello. Probabilmente in questa occasione il pittore entrò in contatto con Don Giovanni d’Austria.

Juan Josè de Austria era figlio illegittimo del re Filippo IV di Spagna e di un’attrice molto famosa dell’epoca, Maria Calderon detta la Calderona, che dopo la nascita del figlio era stata costretta a ritirarsi in convento. Il fanciullo non era stato cresciuto nel lusso, ma aveva ricevuto la migliore educazione, degna del suo rango sociale, a Ocaña , nei pressi di Toledo. Nel 1642 era stato riconosciuto dal padre e nel 1647 appena diciottenne era stato inviato a Napoli, per reprimere la rivolta di Masaniello.

Don Giovanni, a capo del restaurato viceregno, conquistò subito i napoletani con la sua simpatia e la sua personalità esuberante e il Ribera fu incaricato nel 1648 di un monumentale ritratto equestre (che oggi si può ammirare nel Palazzo Reale di Madrid), simbolo della ristabilita autorità del governo spagnolo.

Il pittore si sentiva lusingato d’esser stato il ritrattista prescelto, ma avrebbe pagato a caro prezzo il suo peccato di vanità, dato da lì a poco la figlia maggiore Maria Rosa avrebbe dato scandalo, intrattenendo una relazione illecita proprio con Don Giovanni.

Brillante, colto, con lunghi capelli corvini e lo sguardo penetrante, il giovane principe del resto non aveva certo difficoltà a far breccia nei cuori femminili…

Nel 1648 il Ribera aveva dato un gran ballo, pregando Don Giovanni di parteciparvi. Il vicerè era intervenuto in gran pompa ed era stato ovviamente ricevuto con i dovuti ossequi dalla moglie e dai figli dello Spagnoletto, che avevano avuto l'onore di poter baciargli le mani.

Non era sfuggito all'occhio predatore dell’Infante la rara beltà di Maria Rosa, il cui bel volto è stato reso immortale dal pennello del Ribera nell’immagine di Sant’Agnese (dipinto che oggi si trova a Dresda). I modi del vicerè erano stati amabili e la fanciulla non aveva saputo resistere agli assalti e ai giuramenti dell'infiammato principe: “Maria Rosa era un angelo, ma un angelo femmina” (F.Pallavicino).

Nei giorni successivi al ballo, se il ritratto del principe avanzava rapido, non procedeva meno rapida la storia d’amore tra Maria Rosa e il Vicerè. Ella aveva permesso spesso a Don Giovanni di farle visita, restando a lungo da soli, senza la presenza di servitù o di familiari. Lo Spagnoletto aveva concesso alle sue due figlie femmine grande libertà, ritenendo entrambe degne di tutta la sua fiducia.

Ad ogni incontro Don Giovanni raddoppiava le promesse d’amore, giurava che avrebbe fatto sua la fanciulla davanti all’altare, elevandola a viceregina, dopo aver ottenuto dal re suo padre il permesso necessario per sposarla… Ma come scriveva Ovidio: "Giove dall'alto sorride degli spergiuri degli amanti" ("Ars amandi").

Maria Rosa secondo alcune fonti fu rapita, secondo altre fu sedotta dal bel principe, dai suoi modi affascinanti, dai doni, dalle lusinghe e dalle promesse e nonostante il parere contrario del padre, una mattina la madre non la trovò più in casa e comprese che Maria Rosa era diventata il disonore e la rovina della famiglia.

Si racconta che questo smacco avvilii talmente il povero Ribera, che egli deluso e amareggiato, affranto e umiliato, finì per impazzire e per sparire anche lui: non fu più veduto a Napoli. Si ritirò prima a Posillipo e poi a Gallipoli, dove fece perdere per sempre le sue tracce.

L'anno seguente, esauriti i focolai di rivolta, Don Giovanni fu inviato in Sicilia come viceré e portò con sé Maria Rosa. Presto la fanciulla cadde però in disgrazia agli occhi dell’innamorato che “giunse persino a mostrar noia e fastidio di lei e a tenerla per cosa vile, niente giovando le arti da essa impiegate a ridestare un amore spento dalla sazietà ” ((G.Campori).

Il principe la fece rinchiudere in un monastero di Palermo, dove - si racconta - ella avrebbe dato alla luce un figlio, che sarebbe poi stato affidato a una vecchia nutrice. Maria Rosa sarebbe stata successivamente condotta nuovamente a Napoli, dove molti anni dopo sarebbe morta, lasciando non poche ricchezze al fratello Antonio.

Le fonti storiche affermano che in realtà Jusepe de Ribera, non sparì misteriosamente nel 1648: nel 1650 infatti era ancora attivo a Napoli, dove dipingeva il quadro dell’adorazione dei pastori.

Lo Spagnoletto morì dopo una lunga malattia nel 1652 all'età di 61 anni e fu sepolto, come confermato da diversi documenti, nella chiesa di Santa Maria del Parto a Mergellina, nell'omonimo quartiere di Napoli.

A causa dei lavori di rimaneggiamento a cui è stata nel tempo sottoposta la chiesa, tuttavia, dei suoi resti non resta oggi purtroppo alcuna traccia.
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