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Ma i Florio in realtà "a cu appartengono"? L'origine della dinastia più influente dell'800 (e del '900)

Un vero e proprio viaggio indietro nel tempo per poter capire le dinamiche e caratteristiche del successivo sviluppo economico e sociale di una delle famiglie più importanti di Palermo e d'Italia

  • 6 luglio 2021

La dinastia dei Florio

Della dinastia Florio si è scritto moltissimo in quest'ultimo periodo, una vera e proprio escalation di storiografia mista alla impostazione tipica romanzesca di una delle famiglie più importanti di Palermo e d'Italia; il ché risulta molto interessante e infinitamente utile per la diffusione delle notizie storiche anche se ho notato che la documentazione utilizzata si concentra soprattutto sul periodo di massimo splendore dei Florio, in particolar modo convogliando le loro attenzioni sulla “divina” Donna Franca.

Credo che per un più facile ed esatto inquadramento dello sviluppo imprenditoriale della famiglia Florio sarebbe necessario approfondire, in verità, una parte, devo dire un po' tralasciata, delle origini della famiglia stessa, avviando un vero e proprio viaggio indietro nel tempo per poterne capire le dinamiche e caratteristiche del successivo sviluppo economico e sociale.

In questo viaggio ci accompagna il Prof. Orazio Cancila nel libro "I FLORIO – storia di una dinastia imprenditoriale" estrapolando, dal contesto del saggio, il capitolo dell’inizio storico dei Florio. Siamo nella metà del ‘600 e Mastro Tommaso Florio insieme al figlio Domenico si trovava ancora nella sua città di origine, Melicuccà del Priorato, un piccolo centro forse fondata nel X sec. e situato in una valle formata dalle pendici settentrionali dell'spromonte in Calabria ed appartenente sin dal 1445 all’Ordine Gerosolimitano.
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Di Mastro Tommaso, capostipite della generazione Florio, si sa poco e nulla, nacque dopo il 1650 e si sposò nel 1680 e, come specifica il Prof. Cancila, ebbe almeno 3 figli (Domenico nato nel 1684 e due figlie) e morì dopo il 1725.

Nella città di Bagnara, esente da imposte e dazi vari, si sposta il figlio di Mastro Tommaso, Domenico che con il figlio Vincenzo inizia il lavoro di fabbro in continuità del lascito paterno; Vincenzo Florio è il ruolo chiave poiché, successivamente, i suoi due figli, cioè Paolo e Ignazio, alla fine del '700 approderanno a Palermo e costruiranno le basi per la formazione della più importante holding commerciale a cavallo tra l'800 e il '900.

Quindi immaginate, come scrive il Maestro Prof. Cancila, Mastro Tommaso Florio, che a quanto pare espleta il mestiere di fabbro in quel centro rurale di 1.500 anime, mentre si occupava di ferrare i cavalli, forgiando il ferro ed attizzando il fuoco in manica di camicia e che sulle sue orme il figlio Domenico, sempre in maniche di camicia, continua il mestiere di fabbro a Melicuccà fino ai primi decenni del ‘700, quando decise, stanco della situazione economica e politica della cittadina, di inaugurare la prima, se pur breve e circoscritta, emigrazione Florio andando verso la città di Bagnara nella contrada “Li Pagliara”, una zona posta nella periferia della cittadina (oggi zona Porelli, probabilmente dalla corruzione della parola
“poverelli”).

A Bagnara, intorno al 1718, Domenico Florio di Tommaso mette su famiglia con Serafina Di Maio (nata nel 1704) creandosi una piccola fortuna riuscendo a costruire una casa e forgia (1754) e procreando un bel po' di figlioli (circa otto), tra cui Tommaso (detto il “magnifico”) e Vincenzo. Vincenzo Florio di Domenico si sposa nel 1753 con Rosa Bellantoni mettendo al mondo sei figli e come abbiamo detto anche lui fa il fabbro fino al 5 febbraio 1783, anno del terribile terremoto che colpì quelle zone e che ha provocato la morte di 3.300 abitanti tra cui probabilmente anche quella della moglie Rosa.

Il povero Vincenzo, perdendo tutto durante quella disgrazia, fu costretto a sistemarsi in una baracca insieme alla nuova moglie, Giovanna Detitto, ed ai figli, ma grazie ai matrimoni dei figli riuscì a risalire la china, soprattutto con le nozze della figlia Mattia con Paolo Barbaro, proveniente da una famiglia di commercianti e marinai il che permise di dare una svolta economica e sociale alla dinastia Florio.

Infatti, i figli minori di Vincenzo Florio di Domenico (Paolo e Ignazio) si aggregarono al cognato PaoloBarbaro diventando quindi gli “ambulanti del mare”, cioè sfruttando le feluche per il trasporto delle spezie e droghe acquistate a Livorno, Genova e Marsiglia.

Nel 1793 Paolo Florio e Paolo Barbaro diventano soci e nel 1796 Paolo si fidanza con donna Giuseppa Safiotti (imparentata con i Barbaro da parte di nonna materna) che poi sposa per procreare nell'aprile del 1799 Vincenzo Florio di Paolo: il precursore delle grandi conquiste commerciali Palermitane.

Dal gennaio del 1799 iniziarono i grandi problemi politici e, come se non bastasse, la terra a Bagnara ricominciò a tremare; fu in questo periodo che Paolo decise di trasferirsi a Palermo, anche perché la società Florio-Barbaro aveva già acquistato una drogheria a Palermo in via dei Materassai, centro commerciale strategico (almeno all’epoca).

Insieme a Paolo arrivano anche la moglie, il figlio Vicenzo, il fratello Ignazio e la nipotina Vittoria (figlia del fratello defunto Francesco) e da qui in poi conosciamo tutti la storia della famiglia Florio, della loro ascesa economica e sociale.

Carissimi lettori, sicuramente Mastro Tommaso da Melicuccà del Priorato sarà stato orgoglioso di vedere la intraprendenza della sua discendenza la quale, partendo da semplici fabbri, nel tempo, con costanza e con un po' di fortuna, sarebbe diventata la dinastia più influente tra l'800 ed il '900.
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