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A Cefalù "oggi non si mangia". Domani, si spera

Per la prima volta Cefalù ha spento luci e chiuso porte; decine i turisti e i visitatori, vagabondi tra i vicoli nella vana ricerca di un posto in cui mangiare

  • 3 dicembre 2012

Chiusi oggi per rimanere aperti domani. Eccolo, condensato nelle poche parole di uno slogan nato quasi per caso, il senso di una protesta che ha trasformato Cefalù in un luogo spettrale, nonostante quella di domenica 2 dicembre, fosse una domenica pre-natalizia. Ristoranti chiusi, saracinesche abbassate, un silenzio irreale tra le stradine ventose del paese percorse, nonostante il freddo, da gruppi di turisti affascinati dalla bellezza dei luoghi e al tempo stesso sorpresi dall'atmosfera glaciale di questo angolo di Sicilia.

Bizzarro, in effetti, vederla così: capolavoro normanno, gioiello d'arte e di natura, conosciuta in tutto il mondo come una delle mete turistiche più prestigiose e vivaci di tutta l'Isola, per la prima volta Cefalù ha spento le sue luci e ha chiuso le sue porte, lasciando decine di turisti e visitatori a vagare tra i vicoli nella vana ricerca di un posto in cui mangiare: è con una serrata di massa, infatti, che i ristoratori hanno scelto di protestare.

Per lanciare un allarme (a pochi giorni da quello lanciato dagli albergatori della zona) ma anche per chiedere aiuto. Come suggeriscono, del resto, i manifesti affissi per l'occasione dietro le porte chiuse dei ristoranti: "Bruciati dalle tasse" - recitano i volantini, raffiguranti un Mario Monti nelle vesti di diabolico chef pronto ad affettare un arrosto carbonizzato sullo sfondo del Duomo - "Oggi non si mangia".

«Protestiamo per l'aumento dell'IMU - spiega Toti Fiduccia, titolare di uno dei più noti ristoranti di Cefalù - un problema che coinvolge anche gli affittuari delle attività, che sicuramente subiranno l'aumento del canone annuo d'affitto». «Siamo preoccupati per la nostra occupazione - gli fa eco Rosario Occorso, che da 15 anni lavora come dipendente di un altro ristorante sul mare - per la prima volta avverto il reale rischio della perdita del mio posto di lavoro».

Le principali richieste sono rivolte al Comune: «I ristoratori oggi si aspettano un invito da parte dell'amministrazione - dice Salvo Cimino, coordinatore della categoria - per intraprendere un percorso che tuteli le aziende di Cefalù rivedendo le ultime delibere. Non solo quelle sull'Imu ma anche la tassa sul suolo pubblico che, secondo quanto annunciato, dovrebbe aumentare ancora».

Una domenica fuori dal comune, insomma, a Cefalù. E non solo per colpa del cielo plumbeo e dei bagliori all'orizzonte. Il temporale è vicino, si, ma la bufera che rischia di abbattersi su questo che è uno dei luoghi più incantevoli dell'Isola rischia di essere di tutt'altra natura. Si cammina lenti, tra i pochi negozietti di souvenir ancora aperti e i tanti ristoranti chiusi, lungo vicoli in penombra, a fianco di turisti che sospirano di stupore in lingue straniere e continuano a chiedere: "Non si mangia?". "No, oggi no. Oggi siamo chiusi, ma per restare aperti domani". Un augurio, certo. Che, chissà perchè, ci sembra non riguardare soltanto i ristoranti o i bar.

Che il turismo in Sicilia attenda ancora una svolta spesso annunciata e ancora mai intrapresa non è certo una novità. Ora alla Regione c'è un nuovo governo. Una nuova squadra di assessori. Lo stesso Crocetta incontrerà il 12 dicembre gli albergatori siciliani, che potrebbero persino imitare l'iniziativa dei ristoratori di Cefalù con una serrata di un giorno in tutta l'Isola. Non resta che aspettare. E nel frattempo tornare a Cefalù. A pranzo, questa volta.

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