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Abbandono scolastico e lavoro: allarme a Palermo

Mentre in Sicilia gli under 29 che non lavorano, né studiano, né fanno formazione, sono il 33,5%, a Palermo un adolescente su quattro lascia la scuola

Balarm
La redazione
  • 12 ottobre 2012

Farà di certo riflettere sapere che a Palermo un adolescente su quattro non va a scuola. Il motivo, secondo la Commissione bicamerale sull’infanzia e l’adolescenza, sta nell’alto tasso di povertà dei quartieri più disagiati, nella deriva verso la microcriminalità incentivata dalla disoccupazione, nella devianza giovanile che ben supporta l’ignoranza. Figli di un dio minore (penseranno alcuni) con una totale mancanza di fiducia nelle istituzioni, ammesso che dell’esistenza di quelle istituzioni siano a conoscenza.

È soprattutto tra gli alunni iscritti ai primi anni degli istituti superiori, specie negli istituti professionali che è assai diffuso l’allarme dispersione scolastica, toccando percentuali anche del 48%. Se per la scuola primaria la causa maggiore di dispersione è dovuta a “problemi di disagio familiare” e “malattia fisica del minore”, per la scuola secondaria, l’impedimento principale risulta il “disagio sociale a scuola”, problema presente per il 37% dei ragazzi. A questo dato impietoso che riguarda i ragazzi di età compresa tra i 10 e i 16 anni, che lasciano la scuola prima della conclusione del ciclo dell’obbligo, si aggiunge l’ovvia conseguenza, ancora più allarmante, tratta dal Rapporto del Cnel sul mercato del lavoro 2011-2012: in Sicilia gli under 29 che non lavorano, né studiano, né fanno formazione, sono il 33,5%.

Ma accanto alle mille storie di giovani lontani dalle scuole, rassegnati, competenti e meno competenti, dediti al malaffare o all’attivismo politico, analfabeti o “currricularmente eccellenti”, ma sempre e comunque disoccupati, fa da contraltare un’altra faccia della Sicilia, più contemporanea che mai: sono i tantissimi immigrati, giunti nell’Isola nei modi più clandestini, che si sacrificano per garantirsi un corso di alfabetizzazione basilare e esprimersi meglio in italiano.

La loro sorte, forse meno generosa rispetto a quella dei “padroni di casa” gravita attorno alla possibilità di integrarsi il prima possibile nella società che li accoglie attraverso il più indispensabile degli strumenti, l’istruzione. Sorprende forse pensare che tra i figli degli immigrati stabilizzatisi a Palermo, appartenenti sempre alla stessa fascia di età tra i 10 e i 16 anni, l’abbandono scolastico non è così frequente quanto quello diffuso tra i figli di cittadini italiani.

Intanto, per far fronte al problema generale, prende il via a Palermo il progetto “Frequenza200”, promosso da Intervita Onlus in un centro diurno individuato nel quartiere di Borgo Vecchio: il progetto, operativo cinque giorni a settimana, prende il nome dal numero di giorni di lezione obbligatori che ogni scuola italiana deve garantire per legge, e coinvolgerà a Palermo 500 ragazzi tra i 10 e i 16 anni, 500 famiglie, 200 donne e 200 insegnanti con attività educative, azioni di counseling e rinforzo delle competenze genitoriali. L’intento è solo uno: diramare il più possibile il concetto che il vero riscatto si ottiene con l’istruzione.

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