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Dino Distefano, genio di Facebook che l'Italia ha escluso

Scartato dall'Università di Pisa, Dino Distefano è uno dei tanti cervelli in fuga. Il papà di facebook, Mark Zuckerberg, però, acquista il suo "software dei software"

  • 30 luglio 2013

E pensare che qualche anno fa fu persino bocciato. Scartato senza un minimo di esitazione dal concorso bandito dall'Università di Pisa, sullo sviluppo di WebApp per iOS, Dino Distefano, siciliano laureato in informatica, ha pensato bene di preparare le valige e dirottare la propria carriera altrove. Perché si sa come funzionano certe cose in Italia. Non che non meritasse di restare nei ranghi della ricerca, tutt'altro. Ma i prof, ai tempi dell'esperienza toscana, hanno preferito un "baronetto" della scienza, uno che sì di certo si è contraddistinto per innovazione, creatività, talento. Poco importa se il soggetto in questione si pregiava di portare lo stesso cognome di un collega di cattedra. Da queste parti, quasi non fa più notizia.

E così, il catanese di nascita, ma apolide per scelta (degli altri), è costretto a scappare da un paese distante dai criteri meritocratici che si richiedono per poter giudicare una nuova “leva”. Perciò, partecipando per il gusto di partecipare - perché spesso è necessario cambiar strada per poter realizzare i propri sogni - viene notato da un signore oltreoceano. Ma non un signore qualunque, ma il re del world wide web. Mark Zuckerberg, infatti, ha acquistato Monoidics, ribattezzato il “software dei software” che, attraverso “Infer” - questo il nome del programma - è capace di rilevare i difetti in anticipo, scovando bug critici e impedendo default di sistemi tecnologici.

Ecco. L'ennesimo caso di brain drain, per dirla all'inglese: viene dapprima escluso dai potenziali vincitori di un concorso nostrano, poi si scopre essere un genio dell'informatica, una sorta di l'artista del crash, tipico problema per anni irrisolvibile. Per molto tempo, infatti, il grattacapo veniva affrontato senza alcuna certezza. Equipe di matematici, attraverso una ricerca manuale, avviavano un controllo delle equazioni di base e dei linguaggi che governano i sistemi, spesso con scarsi risultati. Adesso, invece, arriva “lo scarto siciliano” ad inventare una macchina che, con il semplice click al pulsante, svolge autonomamente tediose operazioni, con cura preventiva dei software.

Quella del quarantenne di Biancavilla è solo una delle tante storie della fuga dei cervelli. Dimenticati o respinti dall'Italia, giocano l'ultimo asso nella manica: l'estero. E la chance che hanno deciso di regalarsi spesso si concretizza in una vera e propria rivincita. Il genio nostrano, per l'appunto, ad oggi è richiesto in mezzo mondo, vanta una cattedra come professore ordinario alla Queen Mary University a Londra e ha vinto il "Roger Needdham Award", una sorta di Nobel dell’informatica assegnato a quanti si siano distinti nei dieci anni successivi al conseguimento del dottorato.

E l'intera gotha dei nerd informatici sembra essere d'accordo. In fondo si tratta pur sempre del creatore di un poderoso software che impedisce ai grandi sistemi di andare in tilt. Una sorta di medicina preventiva di cui Distefano ha il brevetto. Poco importa se all'ombra della torre pendente che sfida i principi della statica, si è consumato il misfatto. Quel ragazzo venuto dal sud, che da bambino giocava con il mitico commodore 64 (chi ricorda questo vecchio pc con un processore da 8 bit?), ha rischiato per un pelo di essere cassato. Per fortuna esiste un posto, lontano da qui, dove le baronie contano qualcosa in meno e la meritocrazia, qualcosina in più.
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