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Il ponte sullo stretto: quel progetto che non unirà mai

Ritorna al centro del dibattito politico il ponte sullo stretto, rilanciato dal premier Renzi, e con esso il fiume di polemiche che lo accompagna da più di vent'anni

  • 5 ottobre 2016

Una proposta che sicuramente attira l'attenzione di tutti: che si sia d'accordo o no, quelle del ponte sullo stretto, sono tre parole che hanno il potere di scatenare una vera è propria guerra di pareri in tutta Italia.

Questa volta, a differenza di qualche anno fa, a parlarne non è un governo di centrodestra, ma il segretario del Partito Democratico e Premier Matteo Renzi, che rilancia la stessa idea del ponte sulla quale aveva frenato perchè valutata non prioritaria.

Per riparlarne, evidentemente il Premier pensa che adesso i tempi potrebbero essere maturi. Ma la storia è sempre la stessa per noi siciliani, un disco rotto che non abbiamo molta voglia di riascoltare. È una musica che disturba per le sue dissonanze: una gigantesca opera architettonica che unisce l'Isola al resto d'Italia, collegando una regione in cui i piloni che sorreggono le autostrade si inclinano e le frane bloccano il traffico.

Renzi fino a pochi mesi fa dichiarava che il ponte sarebbe stato fatto nel momento in cui in Sicilia fosse esistita una rete di trasporti efficiente («È inutile parlarne allora», chiosava il Presidente Crocetta), e che un'opera come il ponte sarebbe strategica per lo sviluppo della regione.
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Allo stato attuale dei fatti, il governo Monti ha bloccato tutto, stanziando 300 milioni di euro di penali da pagare alle imprese appaltanti. Sarebbe un'opera da 8,5 miliardi di euro che, secondo le stime dei costruttori, potrebbe essere realizzata in sei anni.

Per chi è abituato a viaggiare (sia per piacere che per lavoro), non è difficile immaginare cosa rappresenta il ponte in termini di praticità e di convenienza; per gli ambientalisti è uno scempio del tutto inutile. E così si andrebbe avanti per secoli se si dovesse decidere sulle opinioni.

In una scala di priorità, si può dire, che il ponte non sia certo al primo posto, ma, ascoltando un'altra campana, si sentirebbe che gli interventi straordinari non escludono quelli quotidiani. Sarà anche banale, ma finchè per raggiungere in treno Siracusa da Palermo, si sarà costretti a mettersi comodi per cinque ore, tutto ciò che si dirà sul ponte saranno solo parole urticanti che ci ricorderanno quanto ancora si sia isolati all'interno della Sicilia stessa.
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