CINEMA E TV

HomeNewsCulturaCinema e Tv

"La marcia dei pinguini", un reality in frac

  • 5 dicembre 2005

La marcia dei pinguini (La marche de l’Empereur)
Francia, 2005
Di Luc Jacquet
Voce italiana narrante Fiorello
Voci originali di Romane Bohringer, Charles Berling, Jules Sitruk

L’eleganza dei pinguini è un luogo comune, frequentato dal cinema sin dai tempi del capolavoro “Mary Poppins”, quando un gruppo di quegli aristocratici uccelli danzava in smoking, accompagnando Julie Andrews e Dick Van Dyke, in una delle celebri sequenze del film. Il pinguino fu protagonista anche di un altro classico targato Disney, “I tre caballeros”, e c’è poi il pinguino infreddolito Chilly Willy in una serie animata portata al successo da Tex Avery, fino ad arrivare agli ingegnosi pinguini che entrano in azione nel recente e divertente cartoon in digitale, “Madagascar”. Nel campo delle canzonette d’antan c’è il motivo tutto italiano del Trio Lescano, “Il pinguino innamorato”, ma qui entriamo in un citazionismo ameno che vi risparmiamo. Veniamo al prototipo del Pinguino Imperatore, protagonista del documentario “La marcia dei pinguini”, che all’inizio dell’estate ha dato filo da torcere, nella battaglia degli incassi Usa, allo Spielberg de “La guerra dei mondi”, conquistando pure altri botteghini europei. Il merito dell’operazione va al regista e biologo francese Luc Jacquet, che con la sua troupe è stato per un anno intero nel continente più freddo del mondo, l’Antartico, per raccontare dal vivo una bella e commovente storia d’amore sceneggiata dalla Natura stessa. Questa produzione francese non è solo un bellissimo esempio di "docufilm", ma una vera e propria esperienza visiva ricca di emozione e di magia. L’amore per la vita e la lotta per la sopravvivenza sono il pane quotidiano del Pinguino Imperatore che vive a 40 gradi sotto zero.

Adv
All’inizio del film vediamo centinaia di questi uccelli abbandonare l’oceano, mettendosi in marcia a cercare il luogo ideale per l’accoppiamento. Ammiriamo senza riserve la loro camminata eretta, la loro miracolosa eleganza e una vera disciplina singolare che li spinge verso l’oamok, un’enclave protetta tra i ghiacciai alti, dove infine il gruppo si riunisce con gli altri compagni arrivati dai quattro angoli del mondo. Un maschio e una femmina iniziano i rituali di corteggiamento con un corredo di effusioni amorose e sguardi ricchi d’intensità; infine l’accoppiamento avviene e risulta persino commovente, come è del resto straziante la morte del pinguino rimasto senza una compagna, per sopravvivere al lungo inverno. Quando arriva il momento di covare l’uovo, vediamo la femmina affidare il suo prezioso dono al maschio che deve tenerselo sotto la pancia al caldo. Se il passaggio non avviene con rapidità e precisione, c’è il rischio che l’uovo si solidifichi al ghiaccio. Espletati i riti generatori la mamma pinguina si mette in marcia per raggiungere l’oceano in cerca di cibo, mentre il maschio resta a covare per almeno due mesi con la speranza che il rientro avvenga al più presto (questa sì, che è “pari opportunità”!). La femmina, da quelle parti, combatte anche per il cibo, cercando con astuzia di non finire in pasto ai leoni marini. Nel frattempo nascono i cuccioli: ed è un momento di sincera tenerezza la testolina del piccolo che viene fuori ("poesia della vita", direbbe Benigni).

Grazie a questo film scopriamo che i pinguini sono bestie straordinarie e profonde, con più rispetto e riconoscenza per la vita di certi umani di nostra conoscenza. Non tutti i pinguini cuccioli riescono a sopravvivere fino alla fine dell’inverno, nonostante la protezione dei genitori, ma quando sono in grado di camminare con le proprie zampe, prendono la via del mare, pronti a viaggiare per quattro anni su una misteriosa ed impervia rotta. E il ciclo della vita ricomincia! Intorno alla love story, il film racconta una miriade di altre emozioni: il formarsi delle colonie di pinguini, le loro danze, i loro canti e il loro amore più grande perché sofferto. C’è la lunga attesa, il dimagrimento in attesa che arrivi il cibo, il dolore della perdita, l’ostilità climatica dell’Antartico, le mille insidie che questo animale deve affrontare ai confini del mondo. La toccante colonna sonora del lavoro di Luc Jacquet è stata composta dalla giovane cantautrice francese Emilie Simon che per questa bella prova ha ricevuto in patria il premio “Victorie de la Musique” nel novembre del 2004 (suoni elettronici ed una voce sognante e poetica che sembra ricordare Bjork e Tori Amos). Per la versione italiana il commento della storia è stato affidato a Fiorello, che non aggiunge né toglie nulla alla magia di questa pellicola composta con profonda devozione e amore dai suoi autori, capaci di sfidare le leggi spazio-temporali e di botteghino, immergendosi in un mondo altro, per documentare una marcia esaltante che ci rimanda ai temi epici del grande cinema: l’amore, la morte, il viaggio, l’attesa… Come in un melodramma d’altri tempi, ma in forma di reality, e “La marcia dei pinguini” è un reality che ci piace!

Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI