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“Mysterious Skin”: sesso, dolore e coriandoli

  • 14 giugno 2005

Mysterious Skin
Usa, 2004
Di Gregg Araki
Con Joseph Gordon-Levitt, Zane Huett, Mary Lynn Rajskub, Chase Ellison, Lisa Long, Michelle Trachtenberg

Imperativo per ogni regista di tendenza: raccontare la deriva della way of life di adolescenti votati all’eccesso, raccontare le loro depressioni e ambiguità sessuali. Così, oggi, si può entrare nell’alveo degli indipendenti, di quegli autori che attraverso critica e pubblico, fin dagli anni novanta, si sono imposti nei calendari da festival. Il migliore di loro è Gregg Araki, che con il suo cinema estremo, divenuto di culto, ha creato le nuove icone gay della generazione “X”. Uno dei suoi manifesti rimane “Doom Generation”, dove degli inquieti teenager da fumetto soft- core vivono “on the road” una trasgressione esagerata a ritmo di musica punk, lanciando velenosi strali contro l’imperante giogo della normalità televisiva. Araki è un autore dal gusto raffinato, e lo ha dimostrato con la sua unica commedia sofisticata, “Splendidi amori”. Dopo una breve assenza è tornato sugli schermi con un nuovo film, presentato nella sezione “Orizzonti” della passata mostra di Venezia, “Mysterious Skin”. E’ una storia di pedofilia di struggente bellezza, il racconto asciutto e disincantato delle spezzate esistenze di due ragazzi. Tutto comincia nell’estate del 1981, in una cittadina del Kansas che si chiama Hutchinson. All’età di 8 anni, il biondino Brian sembra aver perso la memoria di alcuni istanti fatali quando viene ritrovato nella cantina di casa col naso sanguinante dopo una partita di baseball.

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Il coetaneo Neil è il numero uno della stessa squadra (che trascorre le sue giornate con l’ambiguo coach) e ha una madre (Elizabeth Shue) che pensa a trastullarsi col nuovo fidanzato. L’azione si sposta nel 1987: Brian è cresciuto (lo interpreta Brady Corbet) ed è divenuto un adolescente solitario, ossessionato dai propri turbamenti infantili al punto da pensare di essere stato rapito dagli UFO (in un altro film di Araki, “Ecstacy Generation”, uno dei protagonisti veniva realmente rapito dagli alieni) e arrivando a condividere la sua ossessione con una ragazza segnata da un leggero handicap ad una gamba. L’altro protagonista, Neil (Joseph Gordon – Levitt), è finito sul marciapiede, preda di clienti senza scrupoli. Un bel giorno egli prende la decisione di andare a vivere a New York raggiungendo così una sua amica d’infanzia. Un ulteriore salto temporale ci conduce nel dicembre del 1991 mentre Brian tenta di ritrovare il suo compagno di squadra Neil. La vita nella Grande Mela è zeppa d’insidie e il povero Neil finisce nel letto di un malato di AIDS in cerca di qualcuno disposto a massaggiargli il corpo pieno di piaghe (una sequenza difficile risolta con grande pudore) per poi incontrare un brutale cliente che quasi lo uccide.

Tornato per Natale a casa, l’ormai diciottenne Neil finalmente incontra il suo Brian. Il finale è inaspettatamente commovente: l’innocenza perduta trova nel dialogo una occasione di riscatto (il dolore condiviso può essere il viatico di una amicizia duratura). Tratto da un romanzo di Scott Heim, “Mysterious Skin” è un film di meravigliosa e drammatica bellezza, un'intensa storia di amori rimossi, ricercati,ritrovati. E’ una parabola sulla coscienza omosessuale segnata, come quella di Neil, da traumi infantili e da una consapevolezza difficile da conquistare. Alla perversa logica dell’abuso, all’assenza del padre, alla dolorosa condizione d’emarginazione, i due protagonisti di Araki reagiscono con il calore di loro sogni (la pellicola si apre con una splendida sequenza onirica, del volto di Neil bambino invaso da una pioggia di cereali come se fossero coriandoli colorati) e con l’ingenua certezza dell’esistenza di un altro mondo (forse migliore di questo). Rispetto alle sue prove precedenti, Araki sembra lasciarsi conquistare da rigurgiti di tenerezza: è possibile reagire alle dolorose sopraffazioni della realtà recuperando la forza dei sentimenti. Nella dimensione del sesso, droga e rock’n roll conviene che ci sia spazio pure per un semplice, casto bacio sulla guancia.

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