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Purgatorio o inferno rosanero? Stiamo tutti a guardare

Il Palermo calcio è a un bivio. Le inevitabili cessioni con l’addio quasi certo di capitan Miccoli serviranno a far cassa o da base per una ripartenza in grande stile?

  • 26 maggio 2013

Dal paradiso al purgatorio e chissà quanto quest’ultimo durerà. Tutto passa dalle mosse di Zamparini ma può anche racchiudersi in una semplice riflessione: il patron ha realmente lo stesso spirito di dieci anni addietro? Ricordiamoci che quando la società rosanero passò sotto la gestione Zamparini, arrivarono i vari Asta e Zauli, Corini e Toni, Grosso ed i gemelli Filippini, acquisti mirati sotto la regia dell’abile Foschi ad una risalita in A che potremmo definire “a tutti i costi”.

Ma quella squadra non era solo nomi che, Inter docet, non sono garanzia di successi. Quei giocatori furono inseriti in un’intelaiatura di squadra che aveva una spina dorsale ben definita e che nel campo si traduce in portiere, centrale difensivo, regista di centrocampo e punta prolifica.

Dalla fine del torneo ci si è concentrati sulla figura del tecnico che, conoscendo Zamparini aldilà delle dichiarazioni di facciata, non sarà Sannino. Sannino ha richieste da squadre di A e la richiesta per rimanere a Palermo di tacitare l’istintività decisionale del presidente pare pretestuosa: sarebbe come pretendere che un padre acconsentisse senza fiatare a frequentazioni poco raccomandabili del proprio figlio.

Molto più percorribile, ed anche più efficace per l’obiettivo da raggiungere a nostro parere, la scelta di Beppe Iachini. Iachini conosce l’ambiente, è un motivatore, ha collezionato promozioni nella massima serie e gode della massima stima del patron che lo ha già avuto suo giocatore ai tempi del Venezia.

Le inevitabili cessioni con l’addio quasi certo di capitan Miccoli (anche per ragioni extracalcistiche), serviranno a far cassa o da base per una ripartenza in grande stile che assicuri un altro ciclo decennale? E qui ritorniamo inesorabilmente alla domanda iniziale e, tanto per non essere monotoni, alla reale voglia dell’attuale proprietà di non vendere capre e cavoli dopo aver effettuato cessioni illustri. Perinetti garantisce competenza ed esperienza, vantando nel suo palmares alcune promozioni dalla B alla A vedi le recenti Bari e Siena. Durerà?

Il declino del Palermo calcio è coinciso con un susseguirsi di tecnici e direttori sportivi che negli ultimi due anni hanno toccato l’apice. Ciò causa un evidente disorientamento tra giocatori ( ed anche un alibi ) ed ambiente. Un ciclo non può essere proclamato e poi ridotto ad una comparsata di pochi mesi, ma occorre una costanza di qualche anno per concretizzarsi.

Il vecchio binomio Direttore Sportivo – allenatore è fondamentale in linea con i programmi che si intendono perseguire. È lì che il presidente dovrà prendere una decisione ed in base alle prospettive che vuol dare alla squadra. Quando arrivò si portò dietro Rino Foschi e lo tenne, senza rinunciare ai soliti esoneri di allenatori, per diversi anni finchè le strade (complice anche lì come nel caso di Miccoli qualche problema extra calcistico) si separarono.

Non è stato un caso che da quella separazione, e dopo una reggenza dell’allora DS Sabatini, è cominciato il declino. Paradossalmente quando si raggiunse l’apice della finale di Coppa Italia a Roma contro l’Inter con lo stadio Olimpico tinto di rosa. Ricordi, ma oggi è già futuro.

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