La Sicilia perde un artista visionario: addio a Lorenzo Reina, padre del Teatro Andromeda
L’artista siciliano, scomparso a 65 anni, ha costruito la sua opera ispirandosi proprio alla costellazione che rappresenta la principessa della mitologia greca. La sua storia
Foto dell'artista Lorenzo Reina
La Sicilia perde il suo artista visionario, Lorenzo Reina. Il mondo dell’arte oggi piange la scomparsa dell’artista agrigentino, nato nel 1960 a Santo Stefano Quisquina, luogo nel quale Reina ha realizzato un’opera maestosa che profuma di vero ed essenziale: il Teatro Andromeda.
Questo rapporto tra vita semplice e umiltà, Reina inizia a respirarlo fin da bambino quando egli, seguendo le orme familiari, iniziò a lavorare come pastore tra i Monti Sicani, zona ricca di biodiversità e meravigliosi paesaggi attraversati dal fiume Sosio circondato da alberi sempreverdi mediterranei, i lecci.
Reina mantenne per tutta la sua vita il rispetto per le sue origini e l’amore per l’arte, amalgamando da un lato la semplicità della vita rurale, tenendo fede alla promessa che egli fece al padre cioè quella di non fare disperdere tutto il lavoro che egli aveva fatto e dall’altro alimentando la sua passione per l’arte e la creatività.
Ed è stato proprio dal connubio tra arte e pastorizia che egli, mentre portava al pascolo le sue pecore, ebbe l’illuminazione di costruire un’opera. Un teatro quasi sospeso tra cielo e terra, tra reale e irreale, ispirato dal comportamento delle pecore e dalla posizione delle stelle, in modo particolare dalla costellazione Andromeda dal quale l’opera prende il nome.
Verso il 1980 l’artista siciliano, iniziò a costruire la sua opera ispirandosi proprio alla costellazione che rappresenta la principessa della mitologia greca e il cui nome significa “governante degli uomini”, ed iniziò a dare vita alla creazione delle sue pietre-sedili che richiamano le stelle.
Le 108 pietre, costituiscono quello che oggi è il più alto teatro all’aperto del mondo, situato circa a 1000 metri di altitudine nei Monti Sicani. Oltre alla bellezza del luogo che oscilla tra i sedili in pietra, le mura basse che recintano quella che è la scena ellittica di terra battuta, i colori della natura che catturano immediatamente lo sguardo del visitatore, vi sono anche elementi scultorei come per esempio Icaro Caduto e il disco dietro il palco che durante il solstizio d’estate crea un cerchio perfetto.
La natura e l’arte, le luci e i giochi di ombre, il cammino sterrato e l’arrivo con una vista che permette al visitatore di cogliere il senso profondo della natura che danza tra magia e irreale, hanno danno vita ad un perfetto equilibrio e ad un senso di eterno. Ed è proprio questo senso di eterno che la mattinadel 27 dicembre, verso le 7, è sembrato quasi svanire quando Lorenzo Reina è stato trovato senza vita dai suoi familiari.
La sua scomparsa che, in base a quanto emerso dalle prime informazioni, sarebbe avvenuta per cause naturali, lascia senza parole non solo la comunità che lo ha visto crescere e che ha visto fiorire la sua arte ma tutti gli amanti della bellezza e dell’autenticità che è stata creata dal genio, quello che mantenendo fede alla promessa fatta al padre “nato pastore, diventato scultore e poi tornato pastore”, sarà sempre l’eterno pastore-scultore capace di vedere oltre, farci vedere oltre. Far dominare un paesaggio dall’arte e che oggi è diventato anche lui parte di quelle stelle che lo hanno guidato e che lo hanno reso eterno.
Questo rapporto tra vita semplice e umiltà, Reina inizia a respirarlo fin da bambino quando egli, seguendo le orme familiari, iniziò a lavorare come pastore tra i Monti Sicani, zona ricca di biodiversità e meravigliosi paesaggi attraversati dal fiume Sosio circondato da alberi sempreverdi mediterranei, i lecci.
Reina mantenne per tutta la sua vita il rispetto per le sue origini e l’amore per l’arte, amalgamando da un lato la semplicità della vita rurale, tenendo fede alla promessa che egli fece al padre cioè quella di non fare disperdere tutto il lavoro che egli aveva fatto e dall’altro alimentando la sua passione per l’arte e la creatività.
Ed è stato proprio dal connubio tra arte e pastorizia che egli, mentre portava al pascolo le sue pecore, ebbe l’illuminazione di costruire un’opera. Un teatro quasi sospeso tra cielo e terra, tra reale e irreale, ispirato dal comportamento delle pecore e dalla posizione delle stelle, in modo particolare dalla costellazione Andromeda dal quale l’opera prende il nome.
Verso il 1980 l’artista siciliano, iniziò a costruire la sua opera ispirandosi proprio alla costellazione che rappresenta la principessa della mitologia greca e il cui nome significa “governante degli uomini”, ed iniziò a dare vita alla creazione delle sue pietre-sedili che richiamano le stelle.
Le 108 pietre, costituiscono quello che oggi è il più alto teatro all’aperto del mondo, situato circa a 1000 metri di altitudine nei Monti Sicani. Oltre alla bellezza del luogo che oscilla tra i sedili in pietra, le mura basse che recintano quella che è la scena ellittica di terra battuta, i colori della natura che catturano immediatamente lo sguardo del visitatore, vi sono anche elementi scultorei come per esempio Icaro Caduto e il disco dietro il palco che durante il solstizio d’estate crea un cerchio perfetto.
La natura e l’arte, le luci e i giochi di ombre, il cammino sterrato e l’arrivo con una vista che permette al visitatore di cogliere il senso profondo della natura che danza tra magia e irreale, hanno danno vita ad un perfetto equilibrio e ad un senso di eterno. Ed è proprio questo senso di eterno che la mattinadel 27 dicembre, verso le 7, è sembrato quasi svanire quando Lorenzo Reina è stato trovato senza vita dai suoi familiari.
La sua scomparsa che, in base a quanto emerso dalle prime informazioni, sarebbe avvenuta per cause naturali, lascia senza parole non solo la comunità che lo ha visto crescere e che ha visto fiorire la sua arte ma tutti gli amanti della bellezza e dell’autenticità che è stata creata dal genio, quello che mantenendo fede alla promessa fatta al padre “nato pastore, diventato scultore e poi tornato pastore”, sarà sempre l’eterno pastore-scultore capace di vedere oltre, farci vedere oltre. Far dominare un paesaggio dall’arte e che oggi è diventato anche lui parte di quelle stelle che lo hanno guidato e che lo hanno reso eterno.
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