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"Radici di patata dolce": l'opera di land art al Castello Lanza di Trabia

L'artista americana Dalya Luttwak ha ideato e realizzato un'opera di land art per la parete esterna del Castello: il significato è la crescita del territorio

  • 13 luglio 2017

Difficile non notarla. Qualche giorno fa, al Castello Lanza di Trabia vicino Palermo, la Fondazione Jobs ha presentato un'installazione realizzata dall'artista americana Dalya Luttwak a preludio di una più ampia esposizione che la vedrà, nel 2018, coinvolta insieme all'artista siciliano Arrigo Musti.

L'opera, che sarà visitabile dall'anno prossimo, è un colpo d'occhio e trova il suo significato nella similitudine con il luogo dell'allestimento: entrambi hanno avuto una crescita che è avvenuta nel tempo e hanno come comune denominatore la stratificazione nel terreno.

L'installazione si integra perfettamente con il castello. Dalya Luttwak infatti progettato e realizzato l'opera in loco scegliendo in maniera minuziosa la parete che potesse meglio ospitarla: la scelta di posizionarla davanti all'ingresso vuole suscitare una riflessione in chi entra: perchè esiste questa ramificazione su un muro che è di per sè la sua stessa stratificazione?
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«L'opera è stata una libera installazione dell'artista - spiega Giuseppe Forello, presidente della Fondazione Jobs e promotore dell'iniziativa - Luttwak ha girato per tutto il castello meditando e osservando il muro perimetrale nella sua interezza, portando alcune bozze e indicando comunque l'opera che più preferiva, evidenziando quella che oggi è in essere. Devo dire - continua - che io stesso avevo un debole per questa installazione, anche se non l'ho mai comunicato direttamente a lei per non condizionarla».

"Radici di patata dolce" è una donazione a tempo determinato: è stata posizionata su una parete inalterabile di un monumento storico nazionale: avrà dunque una durata di tre anni e poi verrà smontata per essere ricollocata in altro spazio o in altro luogo.

«L'installazione è un'opera significativa non solo dal punto di vista estetico che valorizza in maniera inedita le mura del castello - continua Giuseppe Forello - ma assume un valore anche per la vita di questo luogo, come se l'artista volesse suggerirci di scavare nella sua storia più profonda, che comincia con gli arabi passa per gli aragonesi e arriva fino ai Lanza di Trabia».

«Desidero evidenziare il ruolo che può avere l'arte nel rapporto di simbiosi con i monumenti della nostra storia - spiega Luttwak - Non una presenza invadente o di contrapposizione ma, al contrario, uno sguardo che esalti e valorizzi le caratteristiche del monumento e ne incoraggi il restauro».

Le opere di Musti, invece, saranno esposte al piano nobile con vista sul Mediterraneo: «Sarà un trittico della serie "Myth" - dichiara l'artista - dove raffiguro sagome di uomini e donne pervase dai colori del mare e dell'oro in una dimensione sfumata e allegorica del nostro immenso patrimonio culturale da salvaguardare e, perfino, far rinascere».

«Non escludo di integrare altri elementi di land art al castello - conclude Forello - anche se al momento in programma ci sono esclusivamente mostre delle opere degli artisti interni alla Fondazione, un vivaio in piena evoluzione e in fase di ricerca che intende trovare e inglobare i migliori artisti, sia locali che internazionali».
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