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Nata povera, si veste da ricca: la Pignolata di Messina e la storia della glassa "bianconera"

Un sapore che sa di tradizione, tipico del Carnevale e delle sue contraddizioni, ma che ormai si trova tutto l'anno nella città dello Stretto. Le sue origini sono antichissime

Balarm
La redazione
  • 24 gennaio 2022

La Pignolata di Messina (foto fb Sicilia in vetrina)

Un dolce nato povero e divenuto ricco, tipico delle feste e in particolare di Carnevale, che a Messina imbandisce le tavole come nessun altro dolce sa fare.

La sua storia affonda le radici in tempi antichi e più precisamente risale a quando la Sicilia era una provincia dell’Impero Romano. Veniva consumato, pare, già allora durante le festività del "Carnem Levare", da cui deriverebbe proprio la parola Carnevale.

Un dolce nato povero e consumato quindi dalle classi meno abbienti, si diceva, che ricorda la forma delle pigne, consumate dopo che l’impasto era fritto nello strutto e ricoperto da una semplice glassa al miele. E già così i ricchi non sapevano cosa si stavano perdendo.

I tocchetti di impasto fritti che formano le pigne vengono disposti come una montagnola direttamente sul piatto da portata.

Per trovare le prime tracce del dolce come lo conosciamo oggi si deve arrivare ai tempi della dominazione Spagnola, quando i pasticceri del tempo tentarono di rielaborare la ricetta della pignolata al miele per renderla appetibile anche ai palati più raffinati, come quelli della nobiltà spagnola.
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Per questo si narra che introdussero degli ingredienti molto più sofisticati e ricercati per quella epoca: alla ricetta con il miele aggiunsero una glassa al cacao e un’altra al limone.

Così prende forma e senso la pignolata di Messina come la vediamo oggi, con un aspetto che rende giustizia per colore e gusto anche allo spirito del Carnevale e alle sue contraddizioni, sebbene sia consumato sulle tavole dei siciliani (e non solo) anche in altre occasioni, ovvero ogni volta che si vuole cedere a questo delizioso peccato di gola.

La pignolata di Messina richiama per molti anche il sapore delle vacanze al di là dello Stretto, quando prima di prendere il traghetto ci si fermava nella pasticceria di fiducia pregustando ogni singolo momento che ci separava dall'assaggiarla.

E il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali lo ha anche inserito nella lista siciliana dei P.A.T., Prodotti Agroalimentari Tradizionali Italiani.

Altre varianti di questo dolce si possono trovare, tra le altre città, anche a Palermo dove le palline di impasto fritte tornano all’originale copertura al miele spolverate con dei deliziosi zuccherini colorati chiamati diavolicchi e la pignolata viene chiamata pignoccata. A Ragusa invece le palline di pasta della mpagnuccata vengono tuffate e fatte cuocere nel caramello o ancora nel miele.
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