MUSICA
Parte da Alcamo solo con una chitarra: a 30 anni insegna la "sua" musica a New York
Vi raccontiamo la storia di Giuseppe Buscemi che giovanissimo, dopo gli studi, decide di andare via dall'Italia. Negli Usa riesce a realizzare il suo sogno
Il musicista Giuseppe Buscemi
Giuseppe è un "virtuoso" della chitarra e ascoltando la sua musica si rimane affascinati da come le dita possano percorrere rapidamente e abilmente le corde della chitarra e dell'anima, lasciando l'ascoltatore stupito e rapito. Suona una chitarra in cedro del liutaio Guido Di Lernia, ma a papà Gaspare diamo il merito di avere creato l'occasione affinché Giuseppe potesse interessarsi allo studio della chitarra.
Ha iniziato, infatti, a suonare la chitarra in maniera molto spontanea. «Una sera d’estate mio padre era di ritorno da un concerto della Premiata Forneria Marconi - racconta Giuseppe - e aveva una sorpresa per me: una chitarra. Così all’età di nove anni, ho cominciato a prendere lezioni di chitarra con Gaetano Rocca ad Alcamo.
Giuseppe si è diplomato sotto la guida di Giovanni Puddu presso il Conservatorio "A. Corelli" di Messina con il massimo dei voti, lode e Menzione Speciale d'Onore. Ha poi proseguito con il Biennio di II livello ad indirizzo interpretativo-compositivo presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali “V. Bellini” di Caltanissetta, terminando anch’esso con il massimo dei voti, lode e Menzione Speciale d'Onore.
Si è impegnato molto negli studi, si è perfezionato e nel tempo è cresciuto molto dal punto di vista artistico. Ha studiato musica da camera all’Accademia Internazionale “Incontri col maestro” di Imola con Nazzareno Carusi, ha frequentato il dottorato alla Manhattan School of Music di New York nella classe di David Leisner.
Si è esibito in tanti concerti, e ha registrato tre dischi in due studi di registrazione professionali (Merlo Rec Studio di Francesco Passannanti a Partinico e PureSound Studio di Giuseppe Denaro a Mazara del Vallo). Ha vinto il primo premio assoluto in diversi concorsi nazionali ed internazionali, sia come solista che in formazione cameristica. Ha suonato in prestigiosi teatri italiani come il “Bellini” di Catania, il “Pirandello” di Agrigento, il “Garibaldi” di Enna e il “Alighieri” di Ravenna.
Nel 2018 ha inciso il suo primo disco solistico, intitolato “Come, heavy Sleep” e pubblicato da DotGuitar, interamente incentrato sulle opere del ‘900 scritte da Martin, Britten, De Falla e Manén. Nel 2020 ha inciso il suo secondo disco, questa volta in veste cameristica insieme al pianista Gianni Bicchierini, altro componente di Antipodes Duo.
Entrambi i dischi hanno ottenuto grande successo di critica, venendo presentati in diretta su Rai Radio 3, Radio Vaticana, ed Emisora del Sur (una delle quattro radio nazionali dell’Uruguay) e recensiti su riviste italiane ed estere, fra le quali “Gitarre & Laute”, “Guitare Classique Magazine” e “SeiCorde”.
Giuseppe ha pubblicato a giugno scorso, suo terzo disco, il cui programma è incentrato sull’evoluzione del repertorio chitarristico italiano dal Barocco fino al contemporaneo. Anche l’ambito lavorativo è stato molto produttivo. Ha avuto la possibilità di insegnare nelle scuole pubbliche subito dopo aver terminato gli studi al conservatorio. Sentiva però il bisogno di esplorare, di andare oltre i confini della terra in cui era cresciuto.
A ventisei anni una vittoria di una competizione gli ha permesso di fare una tournée di concerti negli Stati Uniti, suonando anche alla Carnegie Hall di New York. Dopo quella tournée Giuseppe realizza che New York era il posto in cui voleva vivere, e così decise di provare l’audizione per il dottorato alla Manhattan School of Music, venendo ammesso all’età di ventisette anni. New York è una città multiculturale e multietnica, ricchissima di arte di ogni tipo, con parchi in lungo e in largo, e piena di persone che hanno voglia di fare.
È sicuramente una città che offre tante opportunità (concerti, collaborare con altri musicisti, studiare in scuole molto prestigiose, imparare nuovi generi musicali). Dal 2021 è docente di chitarra presso diverse scuole di musica di New York dove afferma di trovarsi molto bene.
Così come Giuseppe, molti artisti vanno via dall'Italia un po’ per sfida, un po’ perché non incentivati dalle condizioni artistiche e culturali che l'Italia stessa non offre, dando possibilità di successo ad un numero ristretto di artisti e lasciandone in ombra tanti altri che, malgrado, l'impegno, lo studio e gli sforzi non riescono ad essere acclamati come meritano.
La nostra Sicilia, così bella dal punto di vista geografico e paesaggistico lascia fuggire i suoi artisti e i talenti in genere. Giuseppe non sa ancora se e quando tornerà in Italia, ma è dell’idea che porsi queste domande troppo spesso non sia produttivo e del resto è molto contento del posto in cui si trova adesso.
«Credo che New York abbia ancora tanto da potermi offrire, ma non precludo la possibilità di tornare in Italia in futuro – afferma Giuseppe - New York, Italia, o qualunque altro posto non fa la differenza, credo che l’importante sia cercare il più possibile di guardare al futuro con ottimismo e dare il meglio di sé ad ogni occasione.
Se dovessi dare un consiglio ad un giovane che lotta per realizzare i propri sogni, direi semplicemente di essere obbiettivo e sincero con sé stesso. Se c’è qualcosa che non va come desideri, se ti senti limitato dal posto in cui vivi o dalle persone che ti circondano, se pensi di non essere valorizzato per quello che meriti, allora cambia! Fa ciò che devi per ottenere il risultato che vuoi! Homo faber fortunae suae».
Di lui, Franco Scala, Direttore dell’Accademia Pianistica Internazionale di Imola, afferma che è un musicista di rare qualità professionali e umane, dalla profondità e dalla ricerca di un fraseggio che è capace di rendere in musica con il proprio strumento. È un grande talento che ha in sé tutte le caratteristiche per affrontare la difficile carriera del concertista.
A Giuseppe auguriamo il successo meritato che lo possa elevare a grandi livelli artistici e poi auspichiamo che possa tornare in Sicilia per portare speranza e possibilità a tanti altri ragazzi, come lui, obbligati a lasciare la loro terra per affermarsi nel vasto panorama musicale. Se per ogni artista costretto ad andare via dalla Sicilia e dall'Italia, in genere, ne tornasse almeno uno nella terra d'origine, ci sarebbe ancora speranza per la cultura e la musica.
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