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Per ''sciusciarsi'', ma anche per il fuoco: il ''muscaloru'' dalle mille (e intelligenti) funzioni

Chi non ha mai visto in una casa antica – dei nonni magari – il mitico muscaloru? Avrete sicuramente notato quella sorta di antenato della racchetta ''ammazza zanzare'' ma molto più raffinato

  • 28 luglio 2021

"'U muscaloru"

Chi non ha mai visto in una casa antica – di nonni, zii o parenti anziani – il mitico muscaloru? Avrete sicuramente notato quella sorta di antenato della racchetta ''ammazza zanzare'', molto più raffinato, in legno intrecciato, a forma di ventaglio.

Un'immagine che probabilmente tutti conserviamo nella memoria è quella del nonno che corre per la casa brandendo il muscaloru per allontanare gli insetti e la nonna che si sventola col ventaglio nelle giornate più calde, recitando il rosario, ogni tanto interrotto da esclamazioni di sconforto quali ''chi cavuru oggi!'', ''staiu muriennu'', ''un cia fazzu cchiù'', e altri memorabili slanci di ottimismo.

Il muscaloru (forse dal latino ''muscarium'', che significa ''ventaglio scacciamosche'' e ''fiore ad ombrello'') o ''sciuscialoru'', era un ventaglio rustico col manico e aveva tante funzioni: la prima e principale era quella di allontanare le mosche durante la civiltà contadina, quando le condizioni igieniche non erano ottime.
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Veniva costruito con legno di palma nana intrecciato e chiaramente poteva essere utilizzato anche come un vero e proprio ventaglio - nonna docet -, ovvero per ''sciusciarsi'', come antenato del ventilatore, nelle calde giornate estive: gesto rigorosamente accompagnato da imprecazioni contro il caldo.

Un'altra importante funzione era quella di alimentare il fuoco, sventolando sulla fiamma ardente. A molti sarà capitato di ricevere da nonni o genitori l'incarico di ''sciusciare'' sul fuoco del ''cufularu'', cioè il focolare, l'ambiente che oggi a grandi linee corrisponde alla cucina, dove ci si riuniva per stare in compagnia e raccontare storie.

Ancora oggi c'è chi parte da quella tradizione rileggendola in chiave moderna e alimenta il fuoco delle "arrostute", per Pasquetta o il 1 maggio.

Tornando alle sue origini, il termine ''muscaloru'', tuttavia, non era utilizzato solo per il ventaglio, ma indicava anche la decorazione in ferro battuto che si trovava sull'arco dei portoni degli antichi palazzi. Veniva costruito da un fabbro e chiamato ''muscaloru'' perché aveva la forma di un ventaglio aperto, una sorta di mezzaluna ornamentale. L'aspetto bucherellato garantiva il passaggio della luce e dell'aria e spesso i muscalori erano dei veri e propri capolavori artigianali, a volte con le incisioni delle iniziali dei proprietari della casa.

Il portone veniva così reso più elegante per via del muscaloru, che aveva funzione di abbellimento ma anche di difesa, perché, grazie alla forma a ventaglio, entrava la luce ma non potevano entrare persone o animali.

Non finisce qui l'insieme dei significati che ha assunto nel tempo il termine ''muscaloru'': sempre con la funzione di protezione, in alcuni paesi, il muscaloru era un'apertura sopra le porte, con una rete, per evitare che le mosche entrassero; in altri paesi era un buco che si faceva sulla porta in basso per buttare dentro la chiave, quindi una specie di cassaforte.

C'era anche chi utilizzava il muscaloru, nella sua veste di ventaglio, poggiandolo sul piatto per impedire alle mosche di assalire le pietanze. Insomma il muscaloru non serviva solo per ''sciusciarsi'' e non era solo un ventaglio, nonostante
questa sia la sua definizione più conosciuta e diffusa. Tante le sfumature di significato che hanno accompagnato questo termine oggi poco utilizzato.

Come nelle fiabe e nei ricordi del passato, che spesso si confondono, il muscaloru è un oggetto che tutti conoscono e che tutti hanno visto, probabilmente anche i giovanissimi, perché è una specie di mascotte che non può mancare nelle case dei siciliani.

Un posto privilegiato nella top ten degli oggetti tipici siciliani è, dunque, destinato al ventaglio dalle mille funzioni: oltre ad essere un simbolo di usanze e tradizioni che oggi non esistono più, è anche un dolce ricordo d'infanzia.
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