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Quando Palermo cantò "Noi no" con Claudio Baglioni: chi ricorda quel concerto del '92

Tante volte i palermitani hanno partecipato allo stadio Favorita nel '92, a fine estate, quando sopra la città aleggiavano incertezze e un'enorme nube nera

Valentina Frinchi
Freelance in comunicazione e spettacolo
  • 23 maggio 2024

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"Canzoni per non morire in concerto contro la mafia". Era il 18 settembre '92 e a Palermo presso lo stadio della Favorita andava di scena "Giù la maschera".

Un concerto, che avrebbe visto protagonisti diversi artisti accompagnati dall'"Orchestra Sinfonica Siciliana" diretta dal Maestro Tonino Esposito, poco dopo le stragi dei Giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avvenute a distanza di 57 giorni. Gli incassi sarebbero stati devoluti per la ricostruzione di una scuola intitolata "23 maggio" su un terreno confiscato ai mafiosi.

Quella di quei giorni era una Palermo sorvegliata da soldati con i mitra a tracolla e dai balconi delle case pendevano lenzuoli bianchi. In diretta Rai 1 a presentare uno spettacolo antimafia da ricordare è Vincenzo Mollica, delicato, sensibile e preparato giornalista italiano. Allo stadio della Favorita c'è una folla di 25.000 persone.

Tanti i cantanti e gli attori con un messaggio speciale per quel concerto, in quel posto, in quel momento. Gino Paoli, Vittorio Gassman, Giorgio Strehler, Franco Battiato che canterà "Povera Patria". Quel pezzo di Battiato, era uscito un anno prima, sembrava volesse predire il futuro. Fu speranza in musica per chi volle credere che qualcosa potesse cambiare.
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Franco Battiato al pianoforte cantava così: "Si può sperare che il mondo torni a quote più normali, che possa contemplare il cielo e i fiori che non si parli più di dittature.

Se avremo ancora un po' da vivere...La primavera intanto tarda ad arrivare". Claudio Baglioni canterà "Noi no", una canzone tratta dall'album "Oltre" che faceva così: "Come sarà un giorno prendere la strada e andare via incontro alla realtà, farsi travolgere da un vento di follia, come sarà le mani stringere con tutta l'energia che l'aria ci darà, le onde a fendere sassi schizzati via avremo ancora braccia come ali libere di bere giorni e sere e un sole d'isole su questa nostra faccia, parole e musica ad asciugarci gole per una verità" Gino Paoli sarà pronto a sottolineare che: «Siamo cantanti, la popolarità è come un faro, serve a proiettare luce su problemi molto piu' importanti delle canzonette».

Edoardo Bennato canta "L'isola che non c'è" e parlerà di lui così: «Sono un saltimbanco, la gente mi vuole così. Ma la musica è un'emozione positiva, e un'emozione puo' essere utile per i giovani».

In un clima di grande musica ma con un'aria di dolore e paura Maria Falcone pronunciò queste parole ai palermitani con i cuori pieni di rabbia: «Mi auguro che la morte di questi due autentici servitori dello Stato diventi il peggiore affare concluso dalla mafia», mentre i figli del giudice Paolo Borsellino: «Stasera siamo felici. Ciò che diceva nostro padre, l'ottimismo sull'impegno dei giovani, ha avuto subito una concreta realizzazione attraverso un evento gioioso come questo.

Che ci fa unire contro la mafia , e non solo con le lacrime ma anche con la musica». Saliranno sul palco di Palermo anche Paola Turci, Luca Carboni, Flavio Bucci, Gabriele Lavia e diversi gruppi rock siciliani.

Giorgio Albertazzi esorta così: «Il mondo dello spettacolo italiano è pigro. I nostri artisti devono imparare ad indignarsi». Il filosofo catanese Manlio Sgalambro commenterà con ironia e realismo: «Con una festa si puo' prendere coscienza della Piovra e puo' funzionare meglio, in modo piu' maturo, rispetto ai momenti d'angoscia.

Ma naturalmente, passata la festa, i problemi si ripresenteranno, sono sempre là...». Una serata di grande musica, solidarietà, paura e speranza nel prato dello stadio di Palermo mentre quelle nubi di fumo nero dopo una drammatica estate, ideologicamente si allontanavano.
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