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Quel graffito di Topazia Alliata e Renato Guttuso: una storia d'amore anticonformista

Si torna a parlare dell’amore giovanile tra il noto pittore e la bella aristocratica in Sicilia: a dividerli furono forse le differenze sociali, ma l’arte li unì per sempre

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 24 agosto 2023

Topazia Alliata tra Renato Guttuso e Basilio Franchina

È stato un amore giovanile intenso e impossibile, ma che sicuramente ha lasciato una traccia indelebile nella vita di entrambi, quello tra Topazia Alliata e Renato Guttuso.

Il pittore, spentosi a 76 anni nel gennaio del 1987, ha avuto molte donne ma ha dichiarato di averne amato profondamente soltanto tre: la duchessa Topazia Alliata, (convolata a nozze poi con Fosco Maraini), la marchesa Mimise (Maria Luisa Dotti) e la contessa Marta Marzotto.

E proprio in occasione della scomparsa del grande artista siciliano, su una copia di Panorama del 1987 si leggeva: "Topazia Alliata, che ha contato molto nella vita del pittore, dice : «Avevo 14 anni quando ho conosciuto Guttuso. All'inizio era un amore casto e puro, poi gli eventi ci allontanarono. Restò una grande amicizia».

E ancora su Oggi (1987): “Guttuso s'innamorò della più bella: Topazia Alliata di Salaparuta. Lui aveva 16 anni, lei 14 e dipingeva pure, «era bionda, solare, luminosa. Le feci due ritratti».
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Lui era povero ma molto bello già col carisma dell’artista.”Topazia Alliata, figlia del principe Enrico Maria Alliata, bellissima, “il viso chiaro dai lineamenti fini", è sempre stata uno spirito libero.

Pittrice e gallerista, ma anche signora sportiva ed elegante (è stata anche una delle prima donne in Sicilia a prendere la patente), ha vissuto intensamente viaggiando parecchio, sia da sola, che con il marito Fosco da cui ha avuto tre figlie, Dacia (la ben nota scrittrice) Yuki e Toni.

Tornata in Sicilia alla fine della guerra, nel 1946, è diventata imprenditrice dell’azienda di famiglia, la vini Corvo di Salaparuta, che ha diretto – apportando diverse innovazioni - fino al 1955, anno della cessione alla Regione siciliana. È morta centenaria nel 2015 a Roma, ma è sempre rimasta molto legata alla sua isola.

Scriveva Achille Bonito Oliva: “Topazia aveva un’innata curiosità, non si preoccupava di essere garantita dal giudizio degli altri, era una donna votata alla scoperta”.

Stimolata dalle creative zie paterne, Amalia e Felicita, Topazia aveva iniziato a dipingere giovanissima. Purtroppo della sua produzione pittorica è rimasto ben poco (a causa di furti e smarrimenti durante i trasferimenti di domicilio) ma le tele conosciute sono indicative di un grande talento.

La ragazza ottenne il permesso del padre per poter frequentare le lezioni di Nudo dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, studi fino ad allora preclusi alle donne.

Topazia e Renato, compagni di corso, lavoravano insieme nelle antiche stalle della Villa Valguarnera di Bagheria. Lì, lei si esercitava dipingendo o disegnando per ore, lavorando alla definizione di uno stile personale.

Guttuso apprezzava l’abilità della giovane pittrice e a volte i due disegnavano insieme: in alcuni schizzi, ancora oggi, non è facile distinguere la mano del maestro da quella della giovane Alliata.

In una foto scattata nel 1932, dove sono ritratti alcuni allievi della scuola palermitana delle Belle Arti, si notano gli sguardi innamorati di Renato e Topazia, che si cercano con gli occhi…

Proprio nel 1932 però Topazia si recò a Firenze: forse spinta dalla famiglia, che non approvava la relazione semiclandestina di una fanciulla aristocratica con il figlio di un agrimensore, visto che Topazia era stata anche promessa in moglie ad un conte inglese.

Le strategie matrimoniali familiari però fallirono, perché a Firenze Topazia conobbe Maraini (che in seguito diventerà uno dei più importanti antropologi del Novecento) e i due si sposarono nel 1935, con una cerimonia affrettata e informale.

Fu un matrimonio che sorprese e scandalizzò tutti e fu comunicato agli Alliata con un cartoncino disegnato dalla stessa Topazia, che ritraeva lei e Fosco abbracciati, nudi, seduti in riva al mare.

Il professore Franco Lo Piparo, linguista e professore emerito dell’Università di Palermo è tornato a parlare nei giorni scorsi dell’amore giovanile tra Renato e Topazia, dalle pagine de Il foglio e di Repubblica, facendo riferimento alla scoperta di qualche tempo fa di un graffito, fatto dai due giovani innamorati Renato e Topazia, sul muro di uno degli ingressi secondari della villa di Bagheria dove lei viveva.

Il graffito è stato ritrovato da una studentessa universitaria, Elisabetta Caruso (oggi architetto), che faceva uno studio e su indicazione del professore Rosario Scaduto si occupava dei graffiti vandalici che sfregiavano i monumenti antichi. Il graffito degli innamorati ha una data certa: 5 Gennaio 1929.

Guttuso aveva da pochi giorni compiuto 17 anni e Topazia di anni ne aveva 15.

La scritta, a parte la data, non è molto chiara. Scrive Lo Piparo: “È sicuramente leggibile la lettere l seguita da una A maiuscola. Si potrebbe leggere in questo modo: "l’Amore mio".

È una lettura audace ma non incompatibile con le tracce di scrittura che si vedono e coerente col contesto. Me ne assumo la responsabilità. La scritta che segue proviene dalla mani di Topazia; si legge una T particolarmente elaborata, che è l’iniziale di Topazia.(…).

Il graffito è una dichiarazione d’amore firmata dai giovanissimi innamorati: inizia Renato, conferma e sottoscrive Topazia. Topazia è a casa sua e per lei sarà stato anche un atto di ribellione verso la famiglia che non doveva vedere di buon occhio quell’amicizia".

A quegli stessi anni risale il dipinto "Arsura. Donna alla fonte" esposto nella Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea "Guttuso" a Bagheria, un olio su tavola databile intorno al 1931, senza titolo e senza firma. Il quadro, che raffigura una sensuale ragazza nuda è attribuito a Topazia, come autoritratto. Nel 2005 l’opera venne anche firmata da Alliata a suo nome.

Secondo lo studioso Ezio Pagano, a fronte di alcuni indizi, si potrebbe ipotizzare che quest’opera pittorica sia stata dipinta da Renato Guttuso coadiuvato dalla mano dell’amata Topazia.

Scrive Pagano: “Erano i primi anni Ottanta, quando mostrai insieme ad altre foto di suoi dipinti da autenticare questo nudo a Renato Guttuso. A differenza di tutti gli altri dipinti questo lo turbò parecchio e lo osservò per un lungo tempo, poi arrivò Mimise e accostandosi a Renato iniziò anch’essa a osservarlo; solo allora Renato rivolgendosi a me in modo apparentemente irritato disse: questo è l’autoritratto di Topazia e girando la foto lo scrisse anche dietro.

Era molto evidente che volesse stroncare sul nascere una scena di gelosia.

Alla morte di Guttuso, Topazia, proprietaria del dipinto, mancando la possibilità di farlo firmare a Renato, lo concede in deposito temporaneo al Museo Guttuso, senza firma, senza data e senza titolo, fin quando un giorno, in occasione della presentazione di un libro di sua figlia Toni al Museo, Topazia lo firma e lo data”.

Secondo Pagano anche nelle pitture a tempera della chiesa di Aspra (irrimediabilmente danneggiate, perché solo dopo qualche anno dal restauro del 1969 con l’intervento di maestranze poco esperte si polverizzarono) Renato Guttuso volle Topazia Alliata come modella.

Attendiamo altri interessanti risvolti dalla penna di Ezio Pagano, scrittore, fondatore e direttore del museo d’arte contemporanea Museum di Bagheria, studioso che ha conosciuto da vicino molte personalità artistiche del 900, che racconta e ricostruisce falsi luoghi comuni su Guttuso, sui suoi amori e sulle sue vicende personali; pensiamo tuttavia di non sbagliare affermando che ad unire sempre Renato e Topazia fu l’amore per la pittura: la vita di entrambi fu una vita per l’arte.

«L’arte è la cosa che mi ha dato insieme le più grandi soddisfazioni e i più profondi dolori… è nell’arte che mi riconosco» Affermava infatti con trasporto Topazia Alliata, parole che potremmo considerare quasi un ultimo testamento spirituale.
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