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Un patrimonio siciliano "salvato": i pupi di Enzo Pandolfo dal Teatro Lelio a Castelbuono

Dal foyer del teatro all'ex convento della cittadina del Palermitano. Simona Pandolfo ci racconta il viaggio della collezione dell'Opera dei pupi, frutto della passione del padre

Stefania Brusca
Giornalista
  • 26 febbraio 2022

Due paladini del Museo "Vincenzo Pandolfo"

Le tradizioni hanno radici talmente profonde che intrecciano legami destinati a restare, a non scomparire a causa delle circostanze e dello scorrere del tempo.

Raccontano storie antiche, come fanno i paladini dell’Opera dei pupi, un patrimonio che non può e non deve andare disperso. Storie che si intrecciano quindi, non solo con il passato ma anche con i luoghi, come uno dei teatri stabili di Palermo, il Teatro Lelio, chiuso ad aprile 2020, in piena pandemia, e che non ha più riaperto.

«Nel dicembre 2019, qualche mese prima che chiudessimo, nel foyer del teatro, alla presenza delle istituzioni cittadine, avevamo inaugurato uno spazio museale che aveva all’interno un’esposizione di 104 paladini di scuola palermitana e un carretto, interamente restaurati a spese nostre, senza aver ricevuto, pur avendolo chiesto, nessun sostegno o contributo dalla Regione o dal Comune», racconta Simona Pandolfo, figlia di Vincenzo Pandolfo e Giuditta Lelio.
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Nello spazio destinato alla collezione che Enzo Pandolfo, grandissimo amante ed estimatore della tradizione siciliana, inizia negli anni Sessanta c’era anche dell’altro materiale relativo all’Opera dei Pupi: «Sipari – continua- cartelli di Giovanni Salerno, pitture di Francesco Paolo Cardinale.

Quando abbiamo chiuso il teatro ci siamo posti il problema di dove poter collocare questa collezione importantissima, forse la più importante della Sicilia. È unicamente dedicata alla scuola palermitana ed è notevole anche quantitativamente oltre che per bellezza di singoli pezzi».

Ma, racconta, «non avendo avuto nessun riscontro a Palermo, nonostante l’Opera dei Pupi sia stata dichiarata patrimonio dell’Unesco dal 2008, ho avuto l’idea di contattare il sindaco di Castelbuono, Mario Cicero. Mi era capitato più volte di andarci e constatare anche la presenza di una buona offerta culturale per i turisti.

Ho parlato poi con il direttore e il presidente del museo Minà Palumbo, Rosario Schicchi e Francesco Toscano, chiedendo la possibilità di usufruire gratuitamente di uno spazio. Sono stata accolta a braccia aperte, e il museo è stato intitolato a mio padre».

La collezione, dal luglio del 2021, si trova appunto nel "Museo dei pupi e del carretto di scuola palermitana Vincenzo Pandolfo", in una sala dell’ex Convento francescano di Castelbuono, prima dell’ingresso al museo naturalistico, quindi non c’è nessuna commistione tra le varie esposizioni.

La storia e la tradizione dell'Opera dei Pupi, che a Palermo si sviluppa a partire dal XVIII secolo, è racchiusa e custodita qui e ben raccontata anche dal sito che mette in risalto i suoi pezzi pregiati, unici, racconta le passioni e le battaglie di Enzo Pandolfo, sostenute dalla moglie Giuditta e adesso dalla sua famiglia. E la preserva dall'oblio.

«C’è stato un buon riscontro di pubblico nonostante il periodo non sia dei migliori sempre a causa della pandemia – conclude - speriamo adesso in un cambio di passo sia per quanto riguarda le visite scolastiche sia per il rilancio del turismo».
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