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Vai al mercato e ti senti in un teatro: una giornata tra "vanniate" e profumi di Sicilia

Dai banchi di pescato agli agrumi. A pochi passi dalle rovine del Tempio di Apollo, c'è uno dei mercati più belli e suggestivi dell'Isola che sembra uno spettacolo

Francesca Garofalo
Giornalista pubblicista e copywriter
  • 14 agosto 2023

“Talia che bello, talia che bello il tonno locale; i masculini avemu”.

Sembra quasi di sentire le corde di marranzano e zufolo accompagnare queste vanniate, declamate da protagonisti del "teatro all’aperto" tra i più suggestivi della Sicilia: il mercato di Ortigia.

Uno spettacolo animato dai produttori e artigiani siciliani andato in scena fino agli anni ‘80 all’Antico Mercato, un edificio costruito nel 1899, per poi trovare rifugio in via Emanuele De Benedictis a pochi passi dalle rovine del Tempio di Apollo, uno dei templi più antichi di Siracusa, adibito a moschea durante la dominazione musulmana (878).

Di fatto, proprio la presenza di questo popolo ha contribuito a plasmare un mercato, nato probabilmente con i greci, alla stregua dei bazar orientali.

Qui, il lavoro comincia alle 7.30 con la brezza mattutina sospinta dal mare verso la terra e un silenzio quasi solenne. Ogni produttore allestisce ai lati della via il suo proscenio dove esibisce opere prelibate, frutto di un lavoro intenso e antiche lavorazioni.
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I cittadini e turisti di tutto il mondo che, sin dalle prime ore del mattino (da preferire soprattutto in estate), percorrono il centro del mercato diventano spettatori di profumi e sapori tipici del territorio, promossi con la stessa veemenza di una commedia.

Primo fra tutti, il pesce; ingrediente immancabile sulle tavole dei siracusani. Pesce spada, alici, ostriche e gamberi emergono dai banchi ghiacciati e fanno da apripista a quello che da giugno a ottobre è il re indiscusso della tavola: il tonno. Pesce tra i più apprezzati anche in passato e talmente buono da pensare che le acque di Ortigia, dove sguazzava, fossero dolci e non salate.

Dai banchi di pescato, si procede verso i banchetti di frutta e verdura dove va in scena un’altra storia millenaria e coloratissima, quella degli agrumi di Sicilia. Noti ai greci grazie al condottiero Alessandro Magno e prodotti con tecniche innovative durante la dominazione araba, arance e limoni di Siracusa brillano al sole e si possono assaporare spremuti al momento o in ricette dolci o salate.

Superate queste gemme profumate è la volta dei formaggi, le perle dei caseifici nostrani e delle zone limitrofe di Siracusa. Il pecorino e il caciocavallo sono tra i prodotti imperdibili per chi fa tappa al mercato, da gustare con marmellate o miele e accompagnati dai salumi posti in maestosi taglieri.

Al ritmo di tamburello e serenate poi, ci si ritrova davanti ai prodotti artigianali. In particolare, i saponi realizzati con oli essenziali al fico d’india, al limone, all'olio d’oliva e al gelsomino e incorniciati dai cesti di vimini abilmente intrecciati a mano, come vuole l'antica tradizione (quasi del tutto scomparsa).

E se la musica e le vanniate dei venditori mantengono gli avventori a Ortigia, ci pensa il profumo delle spezie a condurli in un’altra terra: l’Oriente. Dune di curcuma, cumino, curry, peperoncino e frutta secca svettano da piccoli bauli in legno, richiamando proprio quel senso di opulenza caro a greci e romani. Le spezie, infatti, erano simbolo di ricchezza da ostentare sulle proprie tavole, oltreché medicinali naturali.

Il tempo scorre e a furia di seguire il flusso, passerete ore all’interno del Mercato di Ortigia che spegne le luci della ribalta alle 14.00. Orario in cui i produttori tornano a casa per preparare un’altra opera da mettere in scena l’indomani e i visitatori per sistemare il carrellino della spesa, consapevoli di aver assistito a un’esperienza travolgente e figlia di un unicum storico.
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