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"Aiace": la tragedia di Sofocle in scena al Teatro Greco di Tindari

  • Festival dei due Mari
  • Teatro Greco di Tindari - Patti (Me)
  • 20 agosto 2019 (evento concluso)
  • 21.00
  • 10 euro (intero), 8 euro (ridotto)
Va in scena martedì 20 agosto alle 21 al Teatro Greco di Tindari "Aiace", la tragedia di Sofocle, con David Coco, Fabrizio Ferracane, Bruno Torrisi, Manuela Ventura, per la regia di Giovanni Rizzuti.

Lo spettacolo fa parte del "Festival dei due Mari" giunto alla sua 19esima edizione.

La manifestazione è organizzata dal Tindari Festival e dal Teatro dei due Mari ed è patrocinata dal MIBACT, dall’Assessorato del Turismo dello Sport e dello Spettacolo Regione Siciliana, dalla Soprintendenza BB.CC. di Messina e dal Comune di Patti (ME). Anche per quest'anno gli spettacoli in cartellone avranno luogo nel suggestivo Teatro Antico di Tindari e nella dimora storica di Villa Pisani a Patti Marina.

"Aiace" è la più antica tragedia sofoclea, rappresentata intorno a 445; incarna il senso tragico nel conflitto atroce tra due mondi (antico e moderno) ed è la tragedia della solitudine per antonomasia. L’Aiace di Sofocle è uno splendido esempio dell’assoluta modernità dell’eroe tragico.
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Perché raccontare oggi la tragedia di Aiace? Lo spunto nasce dall’ estrema modernità e attualità, presenti in vari aspetti dell’opera: la modernità della scrittura drammaturgica dell’autore – che sicuramente si distingue in ciò dagli altri due poeti tragici dell’antichità, Eschilo ed Euripide; l’attualità delle tematiche principali, e cioè l’arroganza, la tracotanza, la cosiddetta “ubris”, che vive in tutti i personaggi dell’opera, umani e divini, e la conseguente vergogna del protagonista, che, facendo presa sul suo smisurato orgoglio, lo conduce fino al suicidio.

L’ integrità morale del personaggio ne fa un tragico eroe moderno. Qui, per la prima volta, si affronta un aspetto del rapporto tra gli uomini e le leggi, umane e divine, quello cioè che riguarda il diritto alla sepoltura, che sarà ripreso da Sofocle nella tragedia di Antigone, diventandone lì l’asse portante.

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