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Bellezze ritrovate, il Kouros di Lentini al Museo "Paolo Orsi" di Siracusa: quando ammirarlo

  • Museo Paolo Orsi - Siracusa
  • Dal 9 settembre 2020 al 7 marzo 2021 (evento rinviato a data da destinarsi)
  • Dalle 9.00 alle 19.00 (tutti i giorni tranne il lunedì); dalle 9.00 alle 14.00 (domenica)
  • 9,60 euro (intero); gratis (under 17 e ogni prima domenica del mese)
  • Info e prenotazioni al numero 093 1489514
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La redazione

Il Kouros di Lentini in esposizione al Museo Paolo Orsi di Siracusa

In ottemperanza dell'ultimo DPCM del 3 novembre 2020 del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro della Salute, relativo alle “Misure urgenti per il contenimento del contagio da COVID-19 sull’intero territorio nazionale”, e a tutela della salute degli spettatori, vengono sospese le iniziative culturali fino a nuovi provvedimenti.

Il torso del Kouros di Lentini e la Testa Biscari, finalmente ricongiunti, sono in mostra a Siracusa nella Sala centrale del Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi”, fino al 7 marzo 2021.

L’iniziativa, promossa dall’assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, è stata realizzata con la collaborazione del Comune di Catania, della Fondazione Sicilia e dell’Associazione LapiS, che ha effettuato gli studi necessari a definire l’appartenenza dei due pezzi scultorei ad una sola statua.

Il Kouros sarà condiviso dai due musei proprietari, il Castello Ursino e il "Paolo Orsi", con periodi di esposizione che l’accordo di partenariato prevede durino almeno un anno.
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«Con l’esposizione del Kouros – dichiara Alberto Samonà, assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana - rendiamo omaggio alla città di Siracusa e alla sua storia con un’iniziativa che celebra la bellezza al suo massimo livello.

Il “Kouros ritrovato”, come ci piace definire la “nuova” statua, infatti, appare ai miei occhi come un esempio di kalòs kai agathòs giacchè simbolicamente unisce bello e buono: la bellezza di un unicum che mette un punto fermo a una storia fatta di discordanze, e la bontà che  invita idealmente noi siciliani a riflettere sulla necessità di superare gli individualismi per cercare sempre le ragioni che ci uniscono in vista di nuovi e più preziosi obiettivi».

Quella di rimettere insieme la “Testa apollinea”, rinvenuta nel Settecento da Ignazio Paternò Castello principe di Biscari e appartenente al Museo di Castello Ursino, con il torso acefalo di efebo acquisito nel 1904 da Paolo Orsi e appartenente al Museo Archeologico di Siracusa, è un’idea lanciata qualche anno fa dal critico d’arte Vittorio Sgarbi e raccolta dal Governo Regionale attraverso l’allora assessore Sebastiano Tusa.

Proprio le attività di coordinamento tecnico-scientifico curate insieme al direttore Calogero Rizzuto, hanno consentito di restituire integrità alla statua risolvendo la querelle che per anni ha impegnato la comunità scientifica in supposizioni e ipotesi sull’effettiva pertinenza dei due reperti a un’unica scultura di età arcaica.

Determinante presupposto per l’iniziativa di ricongiungimento sono state le indagini petrografiche e geochimiche effettuate dall’associazione LapiS (Lapidei Siciliani) già a partire dal 2011, grazie alle quali è stato possibile affermare, in maniera inequivocabile, che testa e collo del giovinetto sono parti della stessa opera scolpita in un unico blocco di marmo prelevato nell’isola greca di Paros.

Per l’assemblaggio dei due reperti si è utilizzato il foro già esistente alla base della testa, troncata nettamente nel Settecento, colmando “la brevissima lacuna” con una protesi in materiale plastico ad alta resistenza.

È grazie a questi interventi e alle opere di ripulitura effettuati che oggi si può aggiungere una nuova opera al catalogo della statuaria della Sicilia greca: il Kouros di Leontinoi.

Ricongiungimento delle due parti anatomiche che ha indotto l’allora assessore Tusa a dire che è come se oggi fossimo dinanzi a un nuovo ritrovamento archeologico. Il progetto di allestimento della mostra è stato ideato dall’architetto Francesco Mannuccia mentre l’organizzazione e la produzione della mostra sono di Civita Sicilia.
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