"Forme uniche nella continuità dello spazio": collettiva sulla pittura figurativa contemporanea

Foto locandina della mostra
Il titolo della mostra "Forme uniche nella continuità dello spazio" - allestita nei locali della RizzutoGallery - si ispira a quello della celebre scultura di Umberto Boccioni, l’artista futurista che volle fortemente mutare il concetto tradizionale di scultura statica a vantaggio di una scultura capace di rappresentare il dinamismo nell'arte.
La mostra è un progetto ideato e curato da Luigi Presicce, visibile dalle 18 di sabato 19 gennaio e fruibile fino al 16 marzo. In mostra 11 artisti: Thomas Berra (Desio, 1986), Maurizio Bongiovanni (Tettnang, Germania, 1979), Giovanni Copelli (Correggio, 1989), Gianluca Di Pasquale (Roma, 1971), Pesce Khete (Roma, 1980), Valerio Nicolai (Gorizia, 1988), Aryan Ozmaei (Tehran,1976), Vera Portatadino (Varese, 1984), Luigi Presicce (Lecce, 1976), Andrea Salvino (Roma, 1969), Davide Serpetti (L'Aquila, 1990).
«Il progetto - sostiene Luigi Presicce - mira a creare un percorso pittorico attraverso la figura o gli oggetti che a essa fanno riferimento. In termini semantici il titolo dell'opera di Boccioni allude a una serie di movimenti, più che di forme, che si susseguono nello spazio o nello sfondo se vogliamo parlare di spazio pittorico. Qui lo spazio può essere inteso anche come contesto, l'ambiente nel quale ci relazioniamo, quello dal quale ne traiamo ispirazione o semplicemente quello in cui siamo collocati e costretti a "essere" nello spazio».
La mostra è un progetto ideato e curato da Luigi Presicce, visibile dalle 18 di sabato 19 gennaio e fruibile fino al 16 marzo. In mostra 11 artisti: Thomas Berra (Desio, 1986), Maurizio Bongiovanni (Tettnang, Germania, 1979), Giovanni Copelli (Correggio, 1989), Gianluca Di Pasquale (Roma, 1971), Pesce Khete (Roma, 1980), Valerio Nicolai (Gorizia, 1988), Aryan Ozmaei (Tehran,1976), Vera Portatadino (Varese, 1984), Luigi Presicce (Lecce, 1976), Andrea Salvino (Roma, 1969), Davide Serpetti (L'Aquila, 1990).
«Il progetto - sostiene Luigi Presicce - mira a creare un percorso pittorico attraverso la figura o gli oggetti che a essa fanno riferimento. In termini semantici il titolo dell'opera di Boccioni allude a una serie di movimenti, più che di forme, che si susseguono nello spazio o nello sfondo se vogliamo parlare di spazio pittorico. Qui lo spazio può essere inteso anche come contesto, l'ambiente nel quale ci relazioniamo, quello dal quale ne traiamo ispirazione o semplicemente quello in cui siamo collocati e costretti a "essere" nello spazio».
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