"Ghraphein": da Burri a Fontana, in mostra i capolavori della grafica contemporanea

Lettere di Alberto Burri (part.)
"Ghraphein. Carte da una collezione privata" è il titolo della mostra allestita dall'8 giugno al 16 agosto al Museo Civico Gagliardo di Noto. Un excursus multiforme e variegato di segni, colori e sperimentazioni tecniche che si snoda fra astrazione e figurazione, sulla scorta delle innovazioni artistiche introdotte in quegli anni.
L'esposizione, a cura di Angelo De Grande e Ciro Salinitro, è un invito ad ammirare le principali qualità della stampa d'arte, senza quei pregiudizi che a volte - anche tra gli addetti ai lavori - la relegano impropriamente al rango d'arte minore, come se la possibilità di moltiplicare un'idea sminuisse l'opera finale.
Il nucleo centrale della mostra è costituito da alcuni capolavori dei massimi esponenti dell'Informale italiano, come Lucio Fontana (1899 - 1968), che apre il percorso espositivo con una calcografia a rilievo (Nudo rosa), Alberto Burri (1915 - 1995) e Afro Basaldella (1912 - 1976).
Seguono, sempre nell'ambito dell'astrattismo nazionale, opere di Toti Scialoja (1914 - 1998), Piero Dorazio (1927 - 2005), Giuseppe Capogrossi (1900 - 1972), Pietro Consagra (1920 - 2005), Giuseppe Santomaso (1907 - 1990) e Giò Pomodoro (1926).
Mentre le coeve ricerche europee sono rappresentate dall'espressionismo calligrafico del belga Pierre Alechinsky (1927), fondatore del gruppo CoBRa, e dal virtuosismo lirico del britannico Victor Pasmore (1908 - 1998).
Concludono questo sintetico viaggio nei linguaggi grafici di fine secolo scorso le proposte figurative di quattro grandi maestri europei. Dalle virtuose acqueforti del bosniaco Safet Zec (1943) e del ceco Jirì Anderle (1936) si passa alle impronte evanescenti dell'americano George Segal (1924 - 2000), per finire con le visionarie metafore esistenziali del londinese Graham Sutherland (1903 - 1980).
La maggior parte delle carte esposte escono dai torchi della celebre stamperia 2RC di Roma dove, in un clima di continua e costante evoluzione dei linguaggi grafici tradizionali, Valter ed Eleonora Rossi liberarono gli artisti dai limiti tecnici dell’incisione (formato, colore e modalità esecutive), consentendo loro di raggiungere risultati inediti e straordinari.
Non a caso, oggi, alcune di quelle opere sono considerate pietre miliari non solo nella produzione degli artisti ma anche nella storia della grafica contemporanea.
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