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Giuseppe Provinzano racconta Giuseppe Pitrè: lo spettacolo tra favola e antropologia al Ditirammu

  • Teatro Ditirammu - Palermo
  • 11 novembre 2018 (evento concluso)
  • 21.30
  • 12 euro (spettacolo), 15 euro (spettacolo + aperitivo con bicchiere di vino e "sgraniggio" alla siciliana)
  • Biglietti acquistabili online o al botteghino del teatro il giorno dello spettacolo dalle ore 18.30. Info e prenotazioni al numero 393 5214592
Balarm
La redazione

L'attore Giuseppe Provinzano

Inizia con "U’ pappaiaddu ca cunta tri cunti" la trilogia di opere incentrata sul lavoro di Giuseppe Pitré curata da Giuseppe Provinzano e Petra Trombini: lo spettacolo, inizialmente in programma a metà settembre, va in scena domenica 11 novembre al Teatro Ditirammu di Palermo. 

I due artisti insieme agli altri della Babel crew, si sono avvicinati a Pitrè e alla sua opera per creare "P3_coordinate popolari", un progetto sperimentale multidisciplinare che racconta i personaggi dell'antropologo, da lui descritti in modo tale da diventare immortali.

Senza mai prendere una posizione di giudizio, con una pazienza e un’osservazione minuta delle persone e delle cose, il lavoro di Giuseppe Pitrè è all’insegna del rispetto per l’uomo e di amore per il popolo siciliano.

Lasciato al suo destino, mal governato e spesso sfruttato, l'uomo ha trovato rifugio proprio in queste favole, nel canto nelle tradizioni e nelle storie mille volte rielaborate. "U’ pappaiaddu ca cunta tri cunti" è una delle favole più significative del Pitrè.

Un capolavoro narrativo e drammaturgico di storie nella storia, capace di far viaggiare nel tempo e nello spazio tra reale e immaginifico, una storia carica di simbologia e saggezza popolare.

Nella storia una donna bellissima sposata a un uomo che non può essere certo ricordato per la sua bellezza, vede due uomini innamorarsi di lei e fare di tutto per poterla avvicinare e conquistare. Anche trasformarsi in pappagallo per deliziarla, in mancanza d’altro, con dei cunti che accendano in lei stupore, passione e affezione.
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