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"Herm": il martirio di SantAgata nella nuova opera di Clementine Keith-Roach

Balarm
La redazione

"Herm"

Pervilion presenta una nuova opera di Clementine Keith-Roach nello storico quartiere della Kalsa, nella città di Palermo, che rappresenta per l'artista un terreno fertile per i suoi interventi artistici, lavorando su alcuni degli oggetti di culto della città.

"Herm" traccia l’incontro tra antichità e reliquie, calchi precisi e false impressioni. Gli oggetti realizzati sono confezionati sottovuoto, come i formaggi nei banconi gastronomici o nelle bancarelle del mercato, già pronti per il loro eventuale viaggio fuori dalla Sicilia come avviene per i prodotti di consumo. All’interno della confezione di plastica tesa e trasparente, i frammenti si liberano dalla polvere del reliquiario e rivelano il feticcio del sigillo ermetico.

Keith-Roach sottolinea come il corpo e il patrimonio possono essere confezionati, commercializzati e munti. Un riferimento chiave è il martirio di Agata, una santa patrona siciliana del III secolo. La leggenda narra che da ragazza, la vergine si rifiutò di sposare il governatore romano Quinziano, e fu per questo torturata e sottoposta al violento strappo dei seni.
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I seni recisi vengono raffigurati, attraverso i secoli da molti artisti, da Piero della Francesca a Zurbarán, come semplici masse portate dalla martire su un vassoio davanti a lei. Sono stati anche estratti in una versione della tradizionale prelibatezza siciliana, la cassatella. Nelle vetrine di Botteghe Colletti dallo sfondo verde – color del siero della ricotta – sono i calchi di gesso dei seni e altri frammenti del corpo dell'artista.

La superficie dell’intonaco cattura i dettagli reali della pelle umana. La sistemazione echeggia i santuari votivi e le vetrine inserite a nicchia nelle mura della città, oltre che le mostre nei musei archeologici. Tale fissazione sulle tracce del corpo è anche suggestivo di reliquie come "la pietra di Sant’Agata" a Palermo, sulla quale la Santa si sarebbe appoggiata per aggiustare un sandalo, lasciando l’impronta del
piede.
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