I sogni da ragazzo tra sorrisi e lacrime: il Ditirammu porta "Piccolo Fiore" in scena a Villa Filippina

Rosario Terranova in Piccolo Fiore
Prosegue con un nuovo appuntamento la stagione del Teatro Ditirammu di Palermo.
Va in scena venerdì 5 e sabato 6 novembre (alle 21.00) e domenica 6 novembre (alle 18.30) sul palco del Teatro Monsù all'interno del Planetario di Villa Filippina, lo spettacolo dal titolo "Piccolo Fiore".
Scritto da Salvo Rinaudo ed Elisa Parrinello (che ne cura anche la regia), lo spettacolo è una produzione del Teatro Ditirammu che vede in scena, l'attore Rosario Terranova nei panni di Fiorenzo Lo Piccolo.
La sua è una di quelle storie che toccano l’intimità di molti artisti che iniziano a fare i conti con la propria esistenza, tra rinunce e sacrifici, molto spesso non ricambiati.
Fiorenzo da ragazzo sognava di diventare un grande attore; da bambino lo chiamavano “Piccolo fiore” per via della sua statura; cantava, ballava e recitava davanti ai propri familiari che storcevano il naso alle esibizioni esilaranti di un giovane con aspettative poco realistiche.
All’inizio i genitori si divertono ma subito dopo cominciano a mostrare un certo imbarazzo per quel figlio che ostenta con forza le sue capacità di artista insieme alle sue ambizioni, cosa che viene interpretata prima come un capriccio adolescenziale e poi come ossessione.
Ma Fiorenzo proprio non riesce ad abbandonare il suo sogno, e si avventura nella grande giungla dei provini, del mondo teatrale in continua evoluzione, quello del cinema e soprattutto si scontra col disagio dei casting director che a volte lo indispongono, scoraggiandolo ancora di più.
Dopo anni di piccoli successi e traversie, Fiorenzo sceglie la via più breve e sofferta. Inizia così un racconto reale e psichico al contempo, che vuole far riflettere, sorridere, che brama una protezione meritocratica senza il continuo timore che il mestiere “d’artista” non abbia un posto considerevole in questa vita, passando sempre all’ultimo posto tra le priorità.
Fiorenzo racconterà tra sorrisi e lacrime, canzoni della sua infanzia la sua vita vissuta, intrattenendo un pubblico immaginario e amorevole forse, che lo accompagnerà fino all’ultimo respiro.
Va in scena venerdì 5 e sabato 6 novembre (alle 21.00) e domenica 6 novembre (alle 18.30) sul palco del Teatro Monsù all'interno del Planetario di Villa Filippina, lo spettacolo dal titolo "Piccolo Fiore".
Scritto da Salvo Rinaudo ed Elisa Parrinello (che ne cura anche la regia), lo spettacolo è una produzione del Teatro Ditirammu che vede in scena, l'attore Rosario Terranova nei panni di Fiorenzo Lo Piccolo.
La sua è una di quelle storie che toccano l’intimità di molti artisti che iniziano a fare i conti con la propria esistenza, tra rinunce e sacrifici, molto spesso non ricambiati.
Fiorenzo da ragazzo sognava di diventare un grande attore; da bambino lo chiamavano “Piccolo fiore” per via della sua statura; cantava, ballava e recitava davanti ai propri familiari che storcevano il naso alle esibizioni esilaranti di un giovane con aspettative poco realistiche.
All’inizio i genitori si divertono ma subito dopo cominciano a mostrare un certo imbarazzo per quel figlio che ostenta con forza le sue capacità di artista insieme alle sue ambizioni, cosa che viene interpretata prima come un capriccio adolescenziale e poi come ossessione.
Ma Fiorenzo proprio non riesce ad abbandonare il suo sogno, e si avventura nella grande giungla dei provini, del mondo teatrale in continua evoluzione, quello del cinema e soprattutto si scontra col disagio dei casting director che a volte lo indispongono, scoraggiandolo ancora di più.
Dopo anni di piccoli successi e traversie, Fiorenzo sceglie la via più breve e sofferta. Inizia così un racconto reale e psichico al contempo, che vuole far riflettere, sorridere, che brama una protezione meritocratica senza il continuo timore che il mestiere “d’artista” non abbia un posto considerevole in questa vita, passando sempre all’ultimo posto tra le priorità.
Fiorenzo racconterà tra sorrisi e lacrime, canzoni della sua infanzia la sua vita vissuta, intrattenendo un pubblico immaginario e amorevole forse, che lo accompagnerà fino all’ultimo respiro.
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