Le opere di Casimiro Piccolo per i 50 anni della Fondazione: la mostra a Villa Piccolo

Le opere di Casimiro Piccolo in mostra a Capo d'Orlando
Aperta al piano terra, la mostra si compone e per la prima volta, dalla sequenza di quattordici acquerelli, tempere, pastelli e sanguigne eseguiti dal pittore cugino di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, tra il 1931 e il 1938 e da opere di Francesco Camarda e Ettore Ximenes.
Ed ecco scorrere, tra materiali di archivio della Fondazione: fotografie e relativa macchina fotografica di Casimiro, libri d’arte e libri illustrati per l’infanzia; il biglietto di auguri realizzato da Ximenes per le nozze degli sposi Giuseppe Piccolo e Teresa Tasca nel 1891; il Ritratto fotografico di Camarda con dedica a Casimiro del 1914 e dello stesso autore la tempera su tela denominata Boa.
E ancora le interessanti opere composte da Casimiro personaggio tra i più schivi e suggestivi della dimensione onirica del Novecento artistico siciliano: Fauno, acquerello su cartoncino, Ritratto di bambino (Peppino), sanguigna su carta, Ritratto a figura intera del fratello Lucio, tempera 1917, Ritratto del fratello Lucio, pastello 1917, Ritratto di Agata Giovanna, tempera, 1928, altro Ritratto di Agata Giovanna, pastello, 1923, Ritratto bambino, tempera su tela, Ritratto della madre in salotto, tempera su tavola, Copia da c.p di acquerello con paesaggio fiabesco, Copia da c.p di ritratto Tomasi di Lampedusa, (disperso durante i bombardamenti), Copia da c.p di caricatura Imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria.
Suggestiva, ammiccante e a tratti in possesso dell’eco di frutti al di là della dimensione esoterica, le opere pittoriche di Casimiro Piccolo intrattengono con la nostra storia e col nostro presente un rapporto intimo e profondo, armonizzato tra le sale della suggestiva sede della Fondazione dal cui lussureggiante giardino poter traguardare le Eolie ripensando a questo artista colto e raffinato, dotato di una rara carica fantastica, capace ancora di imprimere alla nostra percezione accelerazioni dei battiti una volta posti dinanzi a quei rossi e quei blu, quei nasi e quei cappelli, che sembrano usciti direttamente da fiabesche foreste incantate.
Cinquant’anni non passano in un momento e questa storia allestita tra teche e spazi vissuti originali, merita d’essere vista e assaporata con lentezza, curiosità e genuino stupore.
(testo di Danilo Maniscalco)
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