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Sergio Ceccotti: "Lumières. Dolci malinconie - Oli degli anni duemila"

  • Galleria Elle Arte - Palermo
  • - Palermo
  • Dal 15 febbraio al 18 marzo 2014 (evento concluso)
  • Visitabile dal lunedì al sabato dalle ore 16.30 alle 19.30, chiusura la domenica
  • Ingresso libero
  • Informazioni allo 091.6114182
Balarm
La redazione

Sergio Ceccotti ritorna a Palermo, dopo le personali del 2000 e del 2003, rispettivamente presentate da Bruno Caruso e da Alberto Abate. La mostra raccoglie trentadue oli su tela del pittore romano, molto apprezzato e conosciuto anche in Francia.

Il percorso espositivo della personale si snoda attraverso un’alternarsi di esterni urbani ed interni di appartamenti borghesi che incuriosiscono, evocando atmosfere pregne di mistero, ma anche di raffinata ironia. Le tele in mostra raccontano la quotidianità vista attraverso lo sguardo ironico e disincantato dell’autore, creando un’aura sospesa tra sogno e realtà, popolata da misteriosi quanto intriganti personaggi, la cui presenza a volte è appena suggerita da oggetti di uso quotidiano che diventano il fulcro della poetica dell’artista.

Afferma Aldo Gerbino nel testo di presentazione alla mostra: «Quanto di antididascalico troviamo nelle apparenti narrazioni di Sergio Ceccotti, lo leggiamo in quel “vero” ed “ineluttabile” suggeriti dalle sue immagini antidecorative, in quell’insistere sul podio da ‘guardatore’ di tramonti, naufragi, silenzi, assorbendo l’armonia del soffice e feroce colare del tempo, in cui l’apertura sonora riconosce l’incipit nella stessa sigla di Sergio (SC) quasi ad emulare, con le sue iniziali intrecciate, una personale chiave di violino saggiamente collocata sul pentagramma dell’esistenza».

«Nel perenne e sincrono oscillare del tempo, mosso nel confine tra la pellicola magica del realismo e le volute dell’anacronismo, tra pause e sussulti asimmetrici, vibra la poetica di Ceccotti, con grazia, con ironia, con l’eleganza di chi possiede solida capacità di ascolto nei confronti della contemporaneità. In questo e per questo amiamo il lavoro di Sergio il quale, dell’oggettività e della fisicità che lo circonda, riesce a sfogliare il ventaglio delle passioni sopite, privandole della ridondanza, e, soprattutto, a mescere da un’anfora arcaica la melanconia, per trasformarla, da spleen meditativo, in agire poetico».

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