Politica, attentati e democrazia secondo Hale Tenger: "Beirut" in mostra a Palermo
Una frame del video "Beirut" di Hale Tenger
Per la prima volta in Italia, alla RizzutoGallery di Palermo è allestita la mostra personale dell'artista turca Hale Tenger "Beirut": l'artista di fama internazionale presenta fotografie e sculture in edizioni rarissime e la videoinstallazione "Beirut" dal 14 giugno al primo settembre.
Tenger ha esposto in alcuni dei più importanti musei e Istituzioni del mondo e compresa la Biennale di Venezia dello scorso anno: la mostra rientra nel programma di Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018 e ha il patrocinio del Comune di Palermo.
Principalmente conosciuta per le sue installazioni in grande scala basate su una elaborata combinazione di usi non convenzionali di materiali, audio e video, l’artista turca vanta una vasta produzione ispirata da riferimenti storici, politici e psicosociali.
Nella videoinstallazione "Beirut", che da il nome alla mostra, viene inquadrata la facciata dell’Hotel St. George in prossimità del quale avvenne l’attentato. Il video è diviso in due parti. Il giorno e la notte. Il prima e il dopo. Beirut racconta in maniera romantica e triste il destino condiviso di tutto il Medio Oriente, e di ogni città o Paese che abbia conosciuto la violenza di disordini politici, bombe e omicidi. Un modo per riflettere - qui in questa "Palermo come Beirut, Città mediorientale in Europa"- sulla necessità di una ricerca senza fine di una vera democrazia, che non è mai pienamente stabilita fino a quando non saprà fornire uguaglianza alle persone attraverso il dialogo, la cultura dell'accoglienza, la coabitazione, e la convivenza dei diversi.
Tenger ha esposto in alcuni dei più importanti musei e Istituzioni del mondo e compresa la Biennale di Venezia dello scorso anno: la mostra rientra nel programma di Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018 e ha il patrocinio del Comune di Palermo.
Principalmente conosciuta per le sue installazioni in grande scala basate su una elaborata combinazione di usi non convenzionali di materiali, audio e video, l’artista turca vanta una vasta produzione ispirata da riferimenti storici, politici e psicosociali.
Nella videoinstallazione "Beirut", che da il nome alla mostra, viene inquadrata la facciata dell’Hotel St. George in prossimità del quale avvenne l’attentato. Il video è diviso in due parti. Il giorno e la notte. Il prima e il dopo. Beirut racconta in maniera romantica e triste il destino condiviso di tutto il Medio Oriente, e di ogni città o Paese che abbia conosciuto la violenza di disordini politici, bombe e omicidi. Un modo per riflettere - qui in questa "Palermo come Beirut, Città mediorientale in Europa"- sulla necessità di una ricerca senza fine di una vera democrazia, che non è mai pienamente stabilita fino a quando non saprà fornire uguaglianza alle persone attraverso il dialogo, la cultura dell'accoglienza, la coabitazione, e la convivenza dei diversi.
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