Due dozzine di rose scarlatte
Un classico della commedia degli equivoci, un intramontabile successo di umorismo raffinato e di sensualità galante e discreta: “Due dozzine di rose scarlatte”, interpretato dagli applauditi Paola Gassman e Pietro Longhi. Scritto nel 1936 da Aldo De Benedetti per Vittorio De Sica e Giuditta Rissone, “Due dozzine di rose scarlatte” è una di quelle pièce argute ed eleganti in cui il gioco delle coppie si mostra come un imprescindibile motore narrativo, un testo umoristico e brillante che funziona da più di settant'anni e che è uno dei più rappresentati in Italia.
In un matrimonio fin troppo fedele, la moglie - forse trascurata - comincia a sentire voglia di evasione e organizza un viaggio da sola, il marito - complice l'amico avvocato - ne approfitta per tentare di avvicinare una bella contessa inviando due dozzine di rose scarlatte con lo pseudonimo "mistero". Ma il mazzo per errore arriverà alla moglie. Da questo equivoco si sviluppa una storia parallela sul desiderio e la necessità di sognare, un percorso iniziatico che ci fa riflettere sorridendo sulle nostre debolezze.
Il fascino di questa commedia, giocata da tre (più uno) personaggi straordinariamente disegnati, risiede nella sua leggerezza, nel linguaggio dinamico ed effervescente, nella trama mai superficiale, nel gioco degli equivoci, condotto con raffinata abilità. Un testo brillante e divertente, ma che nasconde quell'infelicità e quell'insoddisfazione che spesso accompagnano l'essere umano costringendolo ad una vita claustrofobica e stagnante, in attesa che, prima o poi, arrivi "qualcosa" di nuovo a riaccendere una scintilla di vita, magari... due dozzine di rose scarlatte.
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