"La ballata delle ballate": Pirrotta racconta un mafioso a Palazzo delle Aquile
Nell'atrio di Palazzo delle Aquile va in scena, mercoledì 24 maggio alle 20.30, "La ballata delle ballate" di e con Vincenzo Pirrotta.
Nei panni di autore, regista e interprete, Pirrotta si nasconde in uno spazio vuoto adatto a professare la sua realtà alternativa.
L'attore con le sue parole e le sue azioni incarna il racconto di un mafioso che nel suo covo recita un rosario in cui i misteri dolorosi sono sia quelli della passione di Cristo, sia quelli gioiosi, i misteri di Stato, quelli delle vittime di Cosa nostra.
Lo spettacolo, nella forma del monologo, con incursioni ritmiche ad opera di un percussionista in scena, ricrea un contesto in equilibrio fra morte e spirito religioso, fra povertà e ricchezza.
Sulla scena fanno la loro comparsa bibbie, altarini e immagini sacre, insieme ai famosi «pizzini», agli ordini da impartire e ai resoconti del malaffare.
L’opera si avvale di una modalità di racconto che ritrova l' eco della tradizione dei cuntisti siciliani e che allo stesso tempo, però, si nutre di sperimentazioni teatrali e artistiche contemporanee.
Ed è proprio la forza della parola a conferire allo spettacolo una grande intensità che a volte diventa brutale e crudele, e altre si eleva nell' effimero del teatro.
Nei panni di autore, regista e interprete, Pirrotta si nasconde in uno spazio vuoto adatto a professare la sua realtà alternativa.
L'attore con le sue parole e le sue azioni incarna il racconto di un mafioso che nel suo covo recita un rosario in cui i misteri dolorosi sono sia quelli della passione di Cristo, sia quelli gioiosi, i misteri di Stato, quelli delle vittime di Cosa nostra.
Lo spettacolo, nella forma del monologo, con incursioni ritmiche ad opera di un percussionista in scena, ricrea un contesto in equilibrio fra morte e spirito religioso, fra povertà e ricchezza.
Sulla scena fanno la loro comparsa bibbie, altarini e immagini sacre, insieme ai famosi «pizzini», agli ordini da impartire e ai resoconti del malaffare.
L’opera si avvale di una modalità di racconto che ritrova l' eco della tradizione dei cuntisti siciliani e che allo stesso tempo, però, si nutre di sperimentazioni teatrali e artistiche contemporanee.
Ed è proprio la forza della parola a conferire allo spettacolo una grande intensità che a volte diventa brutale e crudele, e altre si eleva nell' effimero del teatro.
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