TEATRO E CABARET
HomeEventiTeatro e cabaret

Turpis, gyrovagus, vanus experimenta da testi medievali, con Dario Ferrari e Nina Lombardino

  • Provocazioni teatrali sabato_domenica_lunedì
  • Teatro delle Balate - Palermo
  • - Palermo
  • Dal 9 al 10 febbraio 2013 (evento concluso)
  • 21:00
  • 10 euro (intero), 8 euro (ridotto)
  • Informazioni, abbonamenti e prenotazioni allo 091.2735135

La storia dei giullari e degli attori in genere è, allo stesso tempo, per tutto il medioevo ed oltre, la storia della loro condanna. Già la società romana aveva assegnato agli attori uno status sociale degradato, ma i padri della chiesa (Agostino, Tertulliano, Gerolamo) inaugurarono la lunga lotta che la chiesa condurrà per secoli contro il teatro.

Il significato di questa lotta si comprende, all’origine, tenendo presente la rivoluzione culturale attuata dal cristianesimo primitivo con il rifiuto in blocco della cultura classica, di cui il teatro era l’espressione più mondana e diabolica.

Le condanne ufficiali e diaboliche si ripetono: così nei sinodi e nei concili, come nelle opere dei teologi e dei moralisti da San Giovanni Grisostomo al vescovo Agoberto, da Giovanni di Salisbury a Pietro il Cantore. Assistere a uno spettacolo costituisce "vitium immanne", i giullari sono "infames", "instrumenta damnationis". Le condanne si basavano su tre constatazioni principali: il giullare è "gyrovagus", "turpis" e "vanus".

Essere "gyrovagus" non significa soltanto essere un vagabondo, ma anche porsi ai margini, addirittura al di fuori dell’organizzazione sociale. I giullari non hanno uno status ma neanche una casa. Il giullare è poi "vano". In primo luogo perché la sua pretesa arte è vuota di contenuto tecnico: egli è cultore dell’empirismo e per di più la sua attività nulla produce di utile.

Ma soprattutto il giullare è "turpis", stravolge (torpet) l’immagine naturale. Ed è questa la condanna più grave. La chiesa condanna il “mascheramento” che, contro natura, trasforma l’uomo in donna e la donna in uomo, ed entrambi in bestie.

E l’attore è proprio colui la cui attività professionale consiste nello stravolgimento della forma umana. L’attore risulta essere invasato e posseduto – dal demonio, ovviamente. E la parola diventa puro gioco di suoni perdendo la sua funzione significante.

COSA C'È DA FARE