"Stato di sospensione": personale di pittura dell'artista palermitana Giovanna Orlacchio

L'artista Giovanna Orlacchio e le sue opere
Nel loggiato della Biblioteca centrale della Regione siciliana "Alberto Bombace" di Palermo, si ospita la mostra “Stato di sospensione", una personale di pittura dell'artista palermitana Giovanna Orlacchio, la cui cifra stilistica, dichiaratamente intimista, evoca e restituisce profonde e molteplici risonanze dell'animo umano.
Una mise en scene dei pensieri latenti, ad una rappresentazione delle memorie (anche infantili) che prendono corpo nello spazio privato della pittura. Un inscenare il mondo interiore della persona, un ricollocare le suggestioni rappresentandole nelle pieghe della natura.
Un paesaggio esterno si affianca al paesaggio interno, nascosto, misterioso, sfuggente, segnando percorsi imprevedibili e a volte contraddittori. Non solo realtà concreta e oggettiva ma contemporaneamente personale, interiore che porta con sè una certa mutevolezza nel suo essere luogo di costruzione e decostruzione della stessa cognizione dello stare al mondo. Un’esperienza personale corrispondente alla conoscenza di sè, al significato del proprio muoversi e agire.
Così, se la descrizione di luoghi riconoscibili come luoghi della sua terra, appaiono a primo acchito rassicuranti, proseguendo nell’excursus pittorico dell’autrice, dimensioni caliginose, celano anziché svelare, incutendo nell’occhio di chi osserva un quesito che non riguarda più soltanto l’individuare il legame con la propria terra, con la propria cultura, ma si evolve nell’idea di cogliere l’unicità dell’esperienza della vita stessa.
In questa ricerca di un’interiorità nell’esteriorità accade una catarsi, un abbandonarsi alla stesura ipnotica del colore, sublimandone il momento e respirando la dicotomica relazione tra forma esteriore dell’oggetto e qualità astratta (nonché forma interiore) accompagnate dalle qualità che il colore contiene e che conduce l’osservatore a infinite risonanze interiori che sollecitano accendendone il pensiero.
Una mise en scene dei pensieri latenti, ad una rappresentazione delle memorie (anche infantili) che prendono corpo nello spazio privato della pittura. Un inscenare il mondo interiore della persona, un ricollocare le suggestioni rappresentandole nelle pieghe della natura.
Un paesaggio esterno si affianca al paesaggio interno, nascosto, misterioso, sfuggente, segnando percorsi imprevedibili e a volte contraddittori. Non solo realtà concreta e oggettiva ma contemporaneamente personale, interiore che porta con sè una certa mutevolezza nel suo essere luogo di costruzione e decostruzione della stessa cognizione dello stare al mondo. Un’esperienza personale corrispondente alla conoscenza di sè, al significato del proprio muoversi e agire.
Così, se la descrizione di luoghi riconoscibili come luoghi della sua terra, appaiono a primo acchito rassicuranti, proseguendo nell’excursus pittorico dell’autrice, dimensioni caliginose, celano anziché svelare, incutendo nell’occhio di chi osserva un quesito che non riguarda più soltanto l’individuare il legame con la propria terra, con la propria cultura, ma si evolve nell’idea di cogliere l’unicità dell’esperienza della vita stessa.
In questa ricerca di un’interiorità nell’esteriorità accade una catarsi, un abbandonarsi alla stesura ipnotica del colore, sublimandone il momento e respirando la dicotomica relazione tra forma esteriore dell’oggetto e qualità astratta (nonché forma interiore) accompagnate dalle qualità che il colore contiene e che conduce l’osservatore a infinite risonanze interiori che sollecitano accendendone il pensiero.
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