Sul palco dello Spazio Franco c'è "Achille": la fragilità umana e la relazione tra padre e figlio

Salvatore Tringali
Proseguono gli appuntamenti di "Scena Nostra", la rassegna dedicata alla creazione contemporanea che si svolge a Palermo, allo Spazio Franco dei Cantieri culturali Ducrot.
Il prossimo appuntamento va in scena giovedì 4 e venerdì 5 maggio, alle 21.00, e vede la Compagnia Condorelli / Tringali, che opera con successo a Noto, portare in scena lo spettacolo dal titolo "Achille - studio sulla fragilità umana", per la regia di Orazio Condorelli e con Salvatore Tringali.
Achille parla di paternità, della relazione complementare a distanza tra un padre e un figlio. Achille è un ragazzo alto 193 cm, pesa 110 kg, porta i capelli lunghi, veste al reparto caccia Decathlon e assomiglia molto all'eroe del poema classico.
Omero non descrive mai fisicamente Achille ma ne canta l’ira, la dolcezza e la fragilità.
"Ma quando il desiderio di bere e mangiare fu placato, Priamo si mise ad ammirare Achille. Quant’era alto e bello: aveva il volto di un Dio . Achille, a sua volta, si mise a guardare il bel volto di Priamo e ad ascoltare le sue parole. Per un attimo rivide in lui suo padre. E furono sazi di essersi contemplati l’un l’altro". (Il, XXIV, v.800 ss)
Drammaturgia di Orazio Condorelli, Salvatore Tringali (musiche dal vivo di Riccardo Leotta, voce over Denisa C. Sandru, riprese dal vivo Davide Catanese e disegno luci Giuseppe Bonfiglio).
Il prossimo appuntamento va in scena giovedì 4 e venerdì 5 maggio, alle 21.00, e vede la Compagnia Condorelli / Tringali, che opera con successo a Noto, portare in scena lo spettacolo dal titolo "Achille - studio sulla fragilità umana", per la regia di Orazio Condorelli e con Salvatore Tringali.
Achille parla di paternità, della relazione complementare a distanza tra un padre e un figlio. Achille è un ragazzo alto 193 cm, pesa 110 kg, porta i capelli lunghi, veste al reparto caccia Decathlon e assomiglia molto all'eroe del poema classico.
Omero non descrive mai fisicamente Achille ma ne canta l’ira, la dolcezza e la fragilità.
"Ma quando il desiderio di bere e mangiare fu placato, Priamo si mise ad ammirare Achille. Quant’era alto e bello: aveva il volto di un Dio . Achille, a sua volta, si mise a guardare il bel volto di Priamo e ad ascoltare le sue parole. Per un attimo rivide in lui suo padre. E furono sazi di essersi contemplati l’un l’altro". (Il, XXIV, v.800 ss)
Drammaturgia di Orazio Condorelli, Salvatore Tringali (musiche dal vivo di Riccardo Leotta, voce over Denisa C. Sandru, riprese dal vivo Davide Catanese e disegno luci Giuseppe Bonfiglio).
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