Un’anima corrotta, perduta nel labirinto del potere: "L'ultima notte del Raìs" Gheddafi

Stefano Santospago in "L'ultima notte del Raìs" (foto di Rosellina Gabro)
L'ultimo viaggio di un uomo solo, di un’anima corrotta e perduta nel labirinto del potere: per la nuova stagione del teatro Biondo di Palermo va in scena "L'ultima notte del Raìs" di Yasmina Khadra, opera che scava nel cuore delle ultime difficili, disperate ore vissute da Muhammar Gheddafi.
In scena, sull'adattamento e con la regia di Daniele Salvo, gli attori Stefano Santospago, Gianluigi Fogacci e Carlo Valli.
Una moderna tragedia, la tragedia di un uomo che, pagina dopo pagina, ci mostra i suoi traumi infantili, la sua sensibilità, la sua umanità, la sua fragilità, le sue paure e le sue ansie per poi sorprenderci d’improvviso con le sue perversioni, la sua sete di potere, il suo irrimediabile desiderio di autocelebrazione.
Proprio nella fede incrollabile in se stesso e nella convinzione di essere l’eletto, il primo, protetto da Dio, Gheddafi sino agli ultimi istanti si sentì intoccabile e attese un miracolo. Credeva di essere lui il rivoluzionario, pensava che nessuno lo avrebbe mai tradito. Nemmeno il suo popolo.
In questo testo straordinario Yasmina Khadra, pseudonimo dell'ex ufficiale dell’esercito algerino Mohammed Moulessehoul, ci fa comprendere quali sono le radici della nascita dello Stato Islamico e ci parla di tutto ciò che è seguito a quelle giornate confuse ed interminabili.
Secondo Khadra Gheddafi è come il personaggio di un libro omerico o forse rabelaisiano. È un personaggio straordinariamente complesso e imperscrutabile, «tanto generoso quanto crudele, una figura patologicamente apprensiva, in cui coesistono dubbi radicali e convinzioni adamantine».
In scena, sull'adattamento e con la regia di Daniele Salvo, gli attori Stefano Santospago, Gianluigi Fogacci e Carlo Valli.
Una moderna tragedia, la tragedia di un uomo che, pagina dopo pagina, ci mostra i suoi traumi infantili, la sua sensibilità, la sua umanità, la sua fragilità, le sue paure e le sue ansie per poi sorprenderci d’improvviso con le sue perversioni, la sua sete di potere, il suo irrimediabile desiderio di autocelebrazione.
Proprio nella fede incrollabile in se stesso e nella convinzione di essere l’eletto, il primo, protetto da Dio, Gheddafi sino agli ultimi istanti si sentì intoccabile e attese un miracolo. Credeva di essere lui il rivoluzionario, pensava che nessuno lo avrebbe mai tradito. Nemmeno il suo popolo.
In questo testo straordinario Yasmina Khadra, pseudonimo dell'ex ufficiale dell’esercito algerino Mohammed Moulessehoul, ci fa comprendere quali sono le radici della nascita dello Stato Islamico e ci parla di tutto ciò che è seguito a quelle giornate confuse ed interminabili.
Secondo Khadra Gheddafi è come il personaggio di un libro omerico o forse rabelaisiano. È un personaggio straordinariamente complesso e imperscrutabile, «tanto generoso quanto crudele, una figura patologicamente apprensiva, in cui coesistono dubbi radicali e convinzioni adamantine».
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